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Ladispoli, la storia di Yana e di altre mamme fuggite dall’Ucraina



Giorni di viaggio con pochi averi e la paura nel cuore, sotto le bombe e con i mariti al fronte

Ladispoli, la storia di Yana e di altre mamme fuggite dall’Ucraina –

Yana ha 28 anni e due bambini: le bombe l’hanno costretta a fuggire per metterli al sicuro e dopo un viaggio durato cinque giorni, attraversando tre nazioni, ha raggiunto Ladispoli.

È partita dal confine ungherese su un pullman che attraverso la Slovenia l’ha portata fino a Roma, presso la basilica di Santa Sofia.

Suo marito è rimasto in Ucraina e vorrebbe arruolarsi come volontario per scacciare i russi.

Yana e i suoi figli, di 2 e 4 anni, hanno trovato ospitalità presso Oksana e sua figlia, anche loro ucraine, ma che vivono a Ladispoli da molti anni.

Oltre a Oksana ci sono i volontari del gruppo comunale di Protezione civile di Ladispoli, la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù e la Croce Rossa ad aiutarli.

Anche un’altra ragazza ucraina con un bimbo in fasce è stata accolte da Oksana. Un gesto di amore, altruismo e solidarietà rivolto a persone che neanche conosce, ma a cui ha aperto la porta di casa propria.

Yana è grata per il grande dono che le è stato dato, ma la preoccupazione è tanta.

Il desiderio è quello di poter tornare presto a casa sua, con suo marito, e ricostruire ciò che le bombe stanno distruggendo.

Sono tanti i rifugiati giunti fino a Ladispoli per fuggire dalla guerra.

Lilia, di appena 21 anni, è scappata con suo figlio da Odessa: ora è ospite dell’associazione “Aspettando un angelo” di Raimondo Perretta.

“Ho detto a mio figlio che siamo qui in vacanza” per non farlo preoccupare.

Il padre è rimasto a combattere in Ucraina.

Lilia ha portato solo l’essenziale: pochi abiti e la copertina preferita del bambino.

Non tutte le mamme sono riuscite però ad allontanarsi dall’Ucraina.

Lo racconta Annalisa Burattini del gruppo comunale di Protezione civile: “C’è una donna bloccata a Kiev con i suoi bambini. È in contatto con la famiglia che è qui a Ladispoli. Ha provato a scappare scrivendo sull’auto “bambini a bordo”, perché prima nessuno sparava sulle auto con questa scritta, ma purtroppo ora lo fanno”.

(Immagine di repertorio)

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