Ladispoli, “Giustizia e verità per Alvaro”, raccolte oltre 500 firme
Sono più di 500 le firme raccolte per chiedere “Giustizia e verità per Alvaro morto sull’elicottero dopo tre ore di attesa”. Raccolta che era stata intrapresa dai familiari per sollecitare gli inquirenti a fare chiarezza su cosa sia accaduto. Sulla vicenda, già subito dopo la tragedia, la famiglia aveva sporto querela contro ignoti per capire se ci siano delle responsabilità.
La moglie dell’uomo ha raccontato il calvario vissuto dal marito quella mattina. Dopo essersi normalmente alzato, Alvaro Agostini avrebbe iniziato a sentirsi male, urlando per il dolore, già intorno alle 7, tanto da chiamare la moglie che, ancora in pigiama, lo ha portato al Pit di Ladispoli per farlo visitare. Qui, dopo una breve visita, secondo il racconto della moglie, l’uomo sarebbe stato mandato via, anche se le sue condizioni non risultavano migliorate, con un sanitario che ha suggerito alla donna di portarlo in ospedale per ulteriori accertamenti. Un tragitto, in auto, lungo 20 minuti. Percorrendo la Settevene Palo Nuova, la donna è riuscita a portare il marito all’ospedale di Bracciano. Qui la tragica verità: uno stent si sarebbe distaccato causando una emorragia. Alvaro era gravissimo, andava subito elitrasportato in un ospedale romano. Elisoccorso che – sempre secondo quanto si legge nella querela – avrebbe deviato dal Gemelli al San Camillo in quanto nel primo ospedale non c’erano sale operatorie disponibili. Ma a quel viaggio purtroppo, Alvaro, non è sopravvissuto. Il suo cuore non ha retto. Ora la famiglia vuole capire se ci siano delle responsabilità. Se con l’intervento tempestivo, magari già al Pit, di un elisoccorso, o se con un trasbordo in ambulanza verso l’ospedale, l’uomo si sarebbe potuto salvare.
