di Angelo Alfani
La teoria della furberia – Il ventisette è qui tra appena quattro lune. La Cantina sociale, lustro e vanto per quarant’anni della viticoltura cervetrana, si trasforma in mega centro commerciale, per la sua gran parte.
Ho scritto quarant’anni a ragion veduta, perché negli anni del nuovo secolo è stato un avvilimento, un sopravvivere a gestioni di insipienti ed a decisioni improvvide.
Si è già scritto sul perché di questa scellerata decisione, su come ci si è arrivati, sulla furberia escogitata per giustificare un cambio di destinazione dai tempi rapidi e di tale valore economico e di tale gravità.
Si sa di interpellanze in Parlamento, di ricorsi già pronti, di denuncia a suon di carta bollata, di lettere anonime e non alla spesso sonnolente magistratura.

Ma in verità, come tante altre angherie che ha subito e subirà questo altrimenti splendido territorio e questa altrimenti orgogliosa comunità, che i più se ne sbattano.
Quando si ha un lutto, accade che ci si ritrovi anche tra parenti stretti che per anni non si erano più parlati.
Le sedie si stringono sempre più intorno al tavolo del salone e da scatole, spesso chiuse nel sacro armadio della nonna, si tirano fuori vecchie foto a ricordo del defunto.
Ecco le foto che gentilmente ho selezionato da quelle dei sempre gentili amici all’ Arsial, rappresentano due momenti belli: l’arrivo di splendidi ed ancora brillanti macchinari per vinificare, e giovanotti che scaricano enormi damigiane per riempirle di nettare rosso e bianco.
Ricordiamocelo così il Cantinone prima che arrivino immense scaffalature per prodotti cinesi, e carrelli da riempire di cibarie e stracci.