In “La spada di Troia” il potere diventa prova morale: un viaggio epico che unisce divulgazione, narrativa e riflessione educativa, tra eroi antichi, coscienza moderna e responsabilità universale

La spada che attraversa i secoli: Marco Mellace racconta il destino dell’uomo tra mito e storia –

di Marco Di Marzio

La spada di Troia è un romanzo epico che attraversa oltre tremila anni di storia, fondendo mito, eventi storici e riflessione morale in un’unica, ambiziosa narrazione. Dalla caduta di Ilio fino al Novecento, la leggendaria spada forgiata da Efesto passa di mano in mano, mettendo alla prova re, condottieri, imperatori e uomini comuni.

Marco Mellace, docente e divulgatore noto anche per il progetto Flipped Prof, compie con questo libro un passo ulteriore: dalla didattica alla narrativa, senza mai rinunciare alla profondità educativa. Ne nasce un’opera che parla ai giovani, ma interroga anche gli adulti sul significato del potere, della responsabilità e della scelta morale.

Marco, La spada di Troia è un romanzo che intreccia mito, storia e contemporaneità. Da dove nasce l’idea di raccontare il destino dell’umanità attraverso una reliquia?

L’idea nasce da una riflessione semplice ma potente: gli oggetti non sono mai neutri, soprattutto quando diventano simboli. La spada non è solo un’arma, ma un deposito di scelte, di colpe e di speranze. Mi interessava raccontare la storia non come una successione di eventi, ma come una catena morale: ogni epoca riceve un’eredità e decide cosa farne. La spada di Troia diventa così un filo rosso che attraversa i secoli, mettendo a nudo l’animo umano.

Il romanzo è costruito come una grande epopea, ma mantiene una forte tensione educativa. Quanto è importante per te questo aspetto?

È centrale. Non riesco a separare del tutto il mio ruolo di narratore da quello di educatore. Raccontare una storia significa offrire modelli, domande, conflitti interiori. Non mi interessava glorificare la guerra o il potere, ma mostrare che la vera forza è sempre una responsabilità. Ogni personaggio che impugna la spada è chiamato a scegliere: usarla per dominare o per costruire. È una domanda che vale ieri come oggi.

Nel libro compaiono figure storiche e leggendarie molto diverse tra loro: Enea, Alessandro Magno, Cesare, Giovanna d’Arco, Napoleone. Che cosa le accomuna?

Le accomuna il confronto con il limite. Tutti questi personaggi sono stati, in modi diversi, “grandi”, ma la grandezza non li ha resi immuni dall’errore. La spada amplifica ciò che già sono: illumina chi tende al bene e corrompe chi è incline alla brama di potere. Questo vale per gli eroi antichi come per i protagonisti più vicini a noi nel tempo. È un modo per dire che la storia non cambia l’uomo, ma lo mette continuamente alla prova.

Il protagonista contemporaneo, Lorenzo Alighieri, sembra quasi un anti-eroe rispetto ai grandi del passato. È una scelta voluta?

Assolutamente sì. Lorenzo non è un condottiero, non è un re, non è un guerriero. È uno studioso, un uomo del nostro tempo. Volevo dimostrare che la dignità non nasce dal ruolo o dalla forza fisica, ma dalla consapevolezza. In un mondo che esalta il successo rapido e il potere, Lorenzo rappresenta un’idea diversa di eroismo: quello della conoscenza, della rinuncia, della responsabilità morale.

Una domanda specifica sulla Prefazione e sulla Postfazione. Andrea Contorni firma la Prefazione e Marco Di Marzio la Postfazione. Che valore hanno per te questi due contributi?

Hanno un valore enorme, umano e intellettuale. Andrea Contorni, nella Prefazione, ha colto perfettamente il cuore del libro: non ha letto La spada di Troia solo come un romanzo storico, ma come un progetto educativo. Le sue parole sul coraggio, sulla scelta del bene e sull’uso consapevole della forza sono una sintesi limpida di ciò che volevo comunicare. Il suo sguardo da giornalista e divulgatore ha dato voce a ciò che spesso resta implicito nella narrazione. La Postfazione di Marco Di Marzio, invece, aggiunge uno strato di profondità ulteriore. Marco ha una sensibilità filosofica e storica che permette al lettore di rileggere l’intero romanzo alla luce del presente. La sua riflessione chiude il cerchio, riportando la spada dal mito alla coscienza contemporanea. Insieme, Prefazione e Postfazione non sono cornici, ma parti integranti dell’opera: aprono e chiudono il viaggio con due chiavi di lettura complementari.

Nel romanzo la spada viene spesso descritta come una prova più che come un dono. È questo il messaggio centrale dell’opera?

Sì. Ogni dono autentico è anche una prova. La spada non “sceglie” chi è il più forte, ma chi è disposto a portarne il peso. Il vero tema del libro è la responsabilità: sapere di poter fare il male e scegliere di non farlo. È una lezione difficile, ma necessaria, soprattutto oggi.

A chi è destinato La spada di Troia? Ai giovani, agli appassionati di storia, o a un pubblico più ampio?

A tutti coloro che non hanno smesso di farsi domande. Sicuramente ai giovani, perché credo che abbiano bisogno di storie che li rispettino e li sfidino. Ma anche agli adulti, perché la memoria non è mai solo passato: è uno strumento per comprendere il presente. Se il libro riesce a far riflettere anche un solo lettore sull’uso della propria “spada”, allora ha raggiunto il suo scopo.

Dopo questo romanzo, possiamo aspettarci altri viaggi tra mito e storia?

Il viaggio non finisce mai davvero. La spada di Troia insegna proprio questo: ogni fine è un nuovo inizio. Ci sono ancora molte storie da raccontare, e molte domande da porre.

Link per conoscere e acquistare il libro: https://www.amazon.it/spada-Troia-Leredit%C3%A0-della-luce/dp/B0G6L7RT42