di Giovanni Zucconi
Ieri pomeriggio, a Piazza Risorgimento, si è svolta la conferenza stampa di presentazione del programma della 61-esima “Sagra dell’Uva e del vino dei collo Ceriti”. Sono stati già pubblicati diversi articoli in proposito, e un esaustivo comunicato stampa. Non voglio quindi ripetere quanto già detto, e scritto. Voglio però sottolineare, se ci riesco, quello che di più importante è emerso dalla presentazione.
Ci sono le feste organizzate a suon di euro, e ci sono le feste di paese. Le sagre, come sono state sempre chiamate. Come quella recentemente organizzata da un manipolo di amici alle Due Casette. Feste di popolo, Feste fatte per, e con i cittadini. Senza i quali non solo la festa non si potrebbe organizzare, ma che non avrebbe probabilmente nemmeno senso. Che senso avrebbe una Sagra dell’uva senza la partecipazione di tutti i Cerveterani? Senza la partecipazione di tutti i Rioni? Senza i carri? Senza la gara della pigiatura dell’uva? Potresti invitare le più grandi star internazionali, organizzare un passaggio delle Frecce Tricolori o addirittura la sfilata del due giugno. Ma una Sagra dell’Uva sarebbe ben poca cosa senza i rioni che sfilano con i loro carri, o che competono tra di loro. Magari verrebbero più turisti a vederla, se si proponessero star internazionali ingaggiate a suono di centinaia di migliaia di euro. Ma non sarebbe la ceretana Sagra dell’Uva. Che tradizionalmente è una festa dei cerveterani, fatta per i cerveterani. E poi anche per i turisti, Ma solo poi…
Questa premessa è per introdurre quello che mi è piaciuto di più nella presentazione di ieri pomeriggio. In questa edizione sono tornati al centro le tradizioni e la partecipazione dei rioni. Non intesi come manodopera gratuita per contribuire alla riuscita della Sagra dell’Uva, ma come protagonisti assoluti e centrali della manifestazione popolare. Intesi cioè, come l’elemento che garantisce che assisteremo alla 61-esima Sagra dell’Uva e del vino dei colli Ceriti, e non a una semplice festa di fine agosto a Cerveteri.
Quali sono gli elementi emersi dalla presentazione che mi portano ad affermare questo? Innanzitutto, il ritorno della tradizione di annunciare il tema della sfilata dei carri allegorici il giorno 8 maggio, quello della festa del Patrono di Cerveteri. Carri che quest’anno saranno ben nove. Ma il ritorno alla trazione più significativo, quello che per me ha riportato la città di Cerveteri al centro della sagra, è il ripristino della competizione tra i carri allegorici. E quindi il ritorno alla competizione tra i rioni. La competizione porta inevitabilmente più passione e moltiplica la partecipazione popolare. Non si scende in campo solo per farsi vedere, ma per essere i più bravi. E questo inevitabilmente esalta e mette in campo tutte potenzialità dei cittadini, giovani e anziani, che lavorano mesi per prepararsi a questo giorno. Come dicevo prima, la festa ritorna ad essere dei Cerveterani, fatta per i Cerveterani.
E’ prevista una commissione ad hoc, svelata solo il giorno prima, che, sulla base di un regolamento condiviso, aggiudicherà un punteggio a tanti aspetti dei carri. Non solo alla loro bellezza, ma anche al messaggio che vogliono trasmettere, ai costumi che vengono utilizzati, alla partecipazione che ci sarà per ogni rione. Ritorna quindi la sfida tra i rioni che, a quanto mi risulta, ha portato il coinvolgimento di molti giovani. Che si sono rimessi in gioco per il proprio Rione, e quindi, di conseguenza, anche per tutta la città di Cerveteri.
La sfida tra i Rioni ha segnato anche il ritorno di un altro elemento della tradizione che si era un po’ perso. Quello di organizzare grandi feste popolari, una per Rione, per raccogliere le risorse, non solo finanziarie, per costruire il carro più bello. Mai come quest’anno, spero di non sbagliarmi, ci sono stati Rioni che hanno fatto le cose veramente in grande. Organizzando delle imponenti feste rionali, veramente ben fatte e molto partecipate. Riportando a Cerveteri il vero significato della vita e della partecipazione rionale. Stare insieme, fare festa e fare rivivere le tradizioni. I Rioni, come giustamente dicevano i ragazzi del Rione Boccetta, sono i veri custodi della tradizione ceretana.
Poi naturalmente c’è tutto il resto. C’è il mettere al centro la produzione enogastronomica del nostro territorio, e il fare emergere il nostro artigianato. O la partecipazione di artisti di grido nelle serate delle quattro giorni di festa. Ma nulla, a mio parere, vale di più del fatto che sarà una festa soprattutto di popolo. Fatta dai Cerveterani per i Cerveterani.