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Il Politecnico di Torino collabora con il PACT per rivoluzionare la gestione della conservazione delle nostre aree archeologiche

L’intervista ai componenti del gruppo di docenza del DAD, il Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino

Il Politecnico di Torino collabora con il PACT per rivoluzionare la gestione della conservazione delle nostre aree archeologiche – di Giovanni Zucconi

Il Politecnico di Torino collabora con il PACT per rivoluzionare la gestione della conservazione delle nostre aree archeologiche
Il Politecnico di Torino collabora con il PACT per rivoluzionare la gestione della conservazione delle nostre aree archeologiche

Abbiamo già parlato dello stage che il Politecnico di Torino ha organizzato la scorsa settimana nella Necropoli della Banditaccia. Ma probabilmente nel racconto si è privilegiato più l’aspetto legato al privilegio di aver ospitato un gruppo di lavoro prestigioso, piuttosto che approfondire l’importante lavoro che sono venuti a svolgere.

Innanzitutto, trovo giusto ricordare che il gruppo di docenza del DAD, il Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino era composto da Emanuele Morezzi (professore associato in Restauro dell’architettura), Filiberto Chiabrando (professore associato in Geomatica), Lorenzo Teppati Losè (ricercatore in Geomatica) e Tommaso Vagnarelli (assegnista di ricerca in Restauro dell’Architettura).

Il Politecnico di Torino collabora con il PACT per rivoluzionare la gestione della conservazione delle nostre aree archeologiche
Il Politecnico di Torino collabora con il PACT per rivoluzionare la gestione della conservazione delle nostre aree archeologiche

L’attività svolta a Cerveteri era uno stage, coordinato dai docenti, del Team studentesco DIRECT del Politecnico di Torino. Che è l’unico team studentesco in Italia che si occupa di geomatica per le emergenze ambientali, e per il patrimonio culturale. La “geomatica” è la disciplina che si occupa dell’acquisizione, della gestione, dell’analisi e della rappresentazione di dati relativi alla superficie terrestre e alle sue caratteristiche.

Insomma, si è trattata di un’attività ad altissimo livello, condotta da un team con competenze uniche in Italia. Che scelto di operare proprio nella Necropoli della Banditaccia e nel Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia.

Come già anticipato, abbiamo voluto approfondire meglio il lavoro svolto la scorsa settimana, e le ricadute di questo sulle nostre aree archeologiche. Per farlo, abbiamo posto delle domande proprio al gruppo di docenza che abbiamo citato prima, e che abbiamo incontrato a Cerveteri. Saranno risposte un po’ tecniche. Ma non molto. E sicuramente ci daranno un’idea della rivoluzione che aspetta Cerveteri nella gestione della conservazione e della valorizzazione delle nostre aree archeologiche.

Rivoluzione che si può sintetizzare in uno slogan. La conoscenza e la documentazione servono a poco, se non diventano una base per la tutela e la valorizzazione delle nostre aree archeologiche.

Di seguito la nostra intervista.

Siamo stati testimoni diretti delle vostre attività all’interno della Necropoli della Banditaccia, e degli apprezzamenti da parte dell’amministrazione comunale di Cerveteri. Abbiamo anche notato lo spiegamento di mezzi tecnologici all’avanguardia. Ci può spiegare esattamente, ma con parole semplici, quello che avete fatto nelle nostre aree archeologiche?

“L’attività che abbiamo svolto a Cerveteri si colloca all’interno del progetto di collaborazione tra il Politecnico di Torino e il Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia, incentrato sul tema della conservazione del paesaggio archeologico del sito. Nello specifico quello che abbiamo fatto è stato accompagnare sul posto e coordinare il team studentesco Direct in un’esperienza di rilievo della Necropoli con tecnologie all’avanguardia. Utilizzando droni, laser scanner, termocamere, lidar e altri strumenti. I team studenteschi sono gruppi di ragazzi del Politecnico di Torino (in questo caso quasi tutti provenienti dalla Laurea Magistrale in Architettura per il Patrimonio) che decidono di cimentarsi in un’esperienza di progetto multidisciplinare. Accompagnati in questo percorso da professori di diverse discipline.

In questo caso quindi, si è trattato di un’attività didattica, pensata per gli studenti e realizzata dagli studenti. Ma che ha prodotto risultati scientifici importanti e di estremo interesse per il Parco. In questo caso il risultato, che ora dovrà essere rielaborato, consisterà in modelli tridimensionali a differenti scale, da quella territoriale a quella di dettaglio dei singoli monumenti, di gran parte delle aree della Necropoli ricadenti entro i confini del PACT.”

Il Politecnico di Torino collabora con il PACT per rivoluzionare la gestione della conservazione delle nostre aree archeologiche
Il Politecnico di Torino collabora con il PACT per rivoluzionare la gestione della conservazione delle nostre aree archeologiche

Questa vostra attività mi sembra quasi una novità per Cerveteri. Credo che non ci sia mai stata una mappatura a questo livello di precisione e di complessità all’interno della Necropoli della Banditaccia

“Non siamo stati i primi a effettuare rilievi 3D nella Necropoli. Ma questa è la prima volta che tali indagini vengono realizzate per finalità legate alla conservazione e valorizzazione del sito, invece che per motivi principalmente di documentazione e conoscenza. Una finalità di questo tipo, volta a realizzare un modello che servirà per la gestione dell’intera Necropoli, ci ha permesso di guardare a questo tipo di attività da una prospettiva specifica, che tenesse conto proprio degli aspetti conservativi. Cosa significa questo? Che per esempio in aree che presentano problematiche complesse, come la Via degli Inferi, oppure per singoli monumenti particolarmente degradati, non ci siamo limitati all’utilizzo di droni. Ma abbiamo usato strumenti portatili, che ci permettessero di avvicinarci ai monumenti e di registrare con un altissimo livello di dettaglio la loro condizione.”

Anche se le sembrerà una domanda banale, quali sono gli obiettivi di questo progetto? Cosa cambierà per chi ha il compito istituzionale di gestire, salvaguardare e valorizzare queste aree?

“L’attività, come hanno già sottolineato i colleghi, si colloca all’interno di un progetto di più ampio respiro. Sicuramente molto ambizioso, ma che, se giungerà al termine, fornirà al PACT un sistema di gestione complessiva della Necropoli di altissimo livello. Mi spiego meglio: la realizzazione di questi modelli 3D, di piante e sezioni di vari punti del sito, è un passaggio fondamentale per la realizzazione del piano di conservazione e valorizzazione programmate del Parco. Che servirà per il monitoraggio e la pianificazione di interventi di qualsiasi tipo e che verrà gestito interamente in digitale.

Per tale ragione è necessario realizzare un modello virtuale della Necropoli misurabile e georeferenziato. Sul quale verranno registrate moltissime informazioni relative al sito, dal suo stato di conservazione, agli eventi culturali che vi si svolgono. Quando questo sistema sarà attivo tutto ciò che accade nella Necropoli, così come la pianificazione futura, sarà memorizzato su questo sistema digitale. E permetterà all’Ente di aver sempre sotto controllo lo stato del sito e di poter pianificare al meglio, secondo una gerarchia di urgenza, tutti gli interventi necessari per la corretta conservazione dell’area.”

Il Politecnico di Torino collabora con il PACT per rivoluzionare la gestione della conservazione delle nostre aree archeologiche

Quanto contribuiscono a questo vostro progetto le attività di monitoraggio sistematico che voi avete organizzato con i volontari che operano all’interno del PACT?

“Intanto vorremmo approfittare di questa domanda per un ringraziamento ai volontari che operano in alcune delle aree di cui ci siamo maggiormente occupati in questi giorni. In vista di questo nostro sopralluogo si sono occupati di predisporre le aree al nostro intervento. Sfalciando la vegetazione in maniera molto precisa, al fine di esporre tutte le superfici lapidee dei monumenti affinché potessimo misurarle.

È stato un aiuto essenziale alla buona riuscita dello stage. Per quanto riguarda il resto della domanda il monitoraggio che è stato condotto nel corso dell’anno da tutti i gruppi coinvolti con il PACT (GAR, GATC, Lucumone e NAAC) è stato importante perché ci ha permesso di convogliare i nostri sforzi verso quelle aree che si sono dimostrate più fragili. In questo, come in altre attività a cui i gruppi si sono dedicati in questo primo anno di sperimentazione, le associazioni si stanno rivelando un supporto fondamentale per la ricerca scientifica e per la tutela. Fornendo un contributo che mostra il vero potenziale delle cosiddette comunità di eredità (nome con cui la convenzione di Faro si riferisce ai cittadini che si impegnano per la tutela del patrimonio). Che sarebbe riduttivo circoscrivere al solo sfalcio della vegetazione.”

Il Politecnico di Torino collabora con il PACT per rivoluzionare la gestione della conservazione delle nostre aree archeologiche