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I Cavalli Alati e il Mitra Tauroctono, i due splendidi capolavori di Tarquinia

I Cavalli Alati e il Mitra Tauroctono, i due splendidi capolavori di Tarquinia – di Arnaldo Gioacchini *

Palazzo Vitelleschi a Tarquinia, costruito all’inizio del 1400 p. C., è considerato uno dei più belli ed interessanti palazzi rinascimentali del Lazio ed è più che giusto che esso ospiti, fin dal 1924, il pregevolissimo Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia.

I Cavalli Alati e il Mitra Tauroctono, i due splendidi capolavori di Tarquinia
I Cavalli Alati e il Mitra Tauroctono, i due splendidi capolavori di Tarquinia

Il palazzo/museo è sito all’ingresso dell’attuale Tarquinia la quale è il prosieguo urbanistico della Corneto di storica memoria medioevale mentre la Tarquinia etrusca è altrove, (ma di questo parleremo più avanti) possiede all’interno dei suoi splendidi e ben curati ambienti (da alcuni dei quali si ammira pure tutta la costa) anche due magnifici capolavori in assoluto, uno i Cavalli Alati (stupendo altorilievo fittile) appartenenti al più rifulgente periodo etrusco, il IV secolo a.C., provenienti dall’Ara della Regina da Pian di Civita ove c’era l’antico insediamento etrusco di Tarchna (siamo ad est sull’Aurelia bis prima di Monte Romano, sulla sinistra andando verso tale piccolo delizioso paese lasciandosi alle spalle i bei resti del notevolissimo acquedotto antico romano).

I Cavalli Alati e il Mitra Tauroctono, i due splendidi capolavori di Tarquinia
I Cavalli Alati e il Mitra Tauroctono, i due splendidi capolavori di Tarquinia

L’altro capolavoro è il Mitra Tauroctono (Mitra che uccide il toro) il gruppo marmoreo recuperato dallo speciale Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri nell’ambito di una operazione di contrasto all’esportazione clandestina. Si tratta di una splendida realtà realizzata in un bellissimo candido marmo greco (di Paros nelle Cicladi?), ove c’era la marmistica più pregevole delle isole egee, proveniente da scavi clandestini effettuati nella zona di Tarquinia. Mitra Tauroctono risalente al “secolo d’oro” (l’apogeo imperiale) dell’antica Roma che fu quello del periodo (siamo intorno al 150 p. C.) in cui regnò anche l’imperatore Antonino Pio ( il Mitra, per una tutta serie di realtà realizzative, è ascrivibile proprio alla sua epoca).

Il Mitra Tauroctono venne riportato a Tarquinia perché, dalle ricerche effettuate, si è potuto verificare con certezza che proveniva da un mitreo privato appartenente ad una domus dell’area tarquiniese in quanto in quel luogo, all’interno del parco archeologico, si è ritrovato un frammento del cane, scolpito nella scultura, perfettamente combaciante con il resto dell’opera.

Il suddetto gruppo marmoreo, sicuramente realizzato da un importante e capacissimo artista, rappresenta, secondo l’iconografia dell’epoca, il dio Mitra che pugnala a morte il toro ai cui fiotti di sangue sgorganti dalle ferite si abbeverano un cane ed un serpente mentre un grosso scorpione con le sue chele stringe i testicoli taurini. Il culto, molto misterico, del dio Mitra ha profonde ed antiche origini religiose (oltre mille anni prima della nascita di Cristo) soprattutto nella zona indica e nell’antica Persia, da cui poi trasmigrò in Grecia e di là nell’Impero romano subendone alcune modifiche “liturgiche” più consone ai più che vasti dominions di Roma.

I Cavalli alati, che sono semplicemente meravigliosi e sicuramente realizzati da un artista etrusco ( o greco?) di primissimo piano cosa questa che Tarquinia, città potentissima e molto ricca, la quale dette anche ben tre re (Servio Tullio, Tarquinio Prisco, Tarquinio il Superbo) alla “Città Eterna – vds.Tibullo”, dei sette che regnarono nell’antica Roma lasciano semplicemente basiti gli spettatori per la raffinatezza dell’opera curata fin nei più piccoli dettagli ad es.: La magnifica postura, l’inserzione delle ali nei due corpi equini, la muscolatura, gli splendidi musi, l’annodamento delle code e tanti altri mirabili aspetti che si scoprono man mano ammirandoli dal basso per cui viene naturale pensare e magari dire anche: “Che stupenda meraviglia”.

I Cavalli Alati e il Mitra Tauroctono, i due splendidi capolavori di Tarquinia
I Cavalli Alati e il Mitra Tauroctono, i due splendidi capolavori di Tarquinia

Il bello, anzi il bellissimo del tutto, è che il Mitra è stato posto, in maniera estremamente intelligente, a fare da prologo, in una sala estremamente contigua che li precede, agli eccezionali Cavalli Alati (siamo nell’ambito del cosiddetto Salone delle Armi che è al secondo piano del museo il quale di piani sopraelevati ne conta tre).

Per cui, per il visitatore, è un crescendo di grande meravigliosa bellezza, alla quale si giunge salendo dal piano inferiore, attraverso una interessantissima scala, di questa splendida realtà museale che merita assolutamente una approfondita e quanto mai dettagliata visita che comprende anche il vedere, in completum, tutte le pareti originali di una bellissima, tutta dipinta, tomba etrusca (la Tomba del Triclinio) ritrovata nel 1830 in località Calvario (siamo nel Sito UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità della Necropoli dei Monterozzi), tomba stupenda, dalle interessantissime pitture murarie, che George Dennis, etruscologo britannico, definì “la tomba della gioia e delle feste” e scusate se è poco.

Dimenticavo di dire, per quanto concerne i meravigliosi Cavalli Alati che, quasi certamente, in origine fossero aggiogati ad un carro (probabilmente da parata vista la bellezza dell’opera) andato, purtroppo perduto, considerando il fatto che, nell’altorilievo, a ben guardare, si intravede l’incipit di una stanga di collegamento.

*Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale