fbpx
 
CerveteriEvidenza

Cerveteri, la storia di Federico Alessandro Musso selezionato per un master a Pechino

Da quasi 2 anni a Pechino, Federico Alessandro Musso sarà parte di uno dei programmi accademici più prestigiosi al mondo: gli Schwarzman Scholars

È uno dei master più ambiti a livello globale con un tasso di accettazione inferiore al 3% e Federico Alessandro Musso, ragazzo cresciuto a Cerveteri, è riuscito ad essere parte degli Schwarzman Scholars. È stato lo stesso Schwarman, fondatore di Blackstone, colosso finanziario, a creare questo progetto accademico. Il Master in Global Affairs si svolgerà presso la Tsinghua University di Pechino dove Federico vive da quasi 2 anni.

Quando abbiamo scoperto di questo traguardo, noi di baraondanews.it ci siamo messi subito in contatto con il giovane studente classe 2002. Nel corso della chiacchierata, sono emerse chiaramente la determinazione di Federico e la sua voglia di scoprire il mondo. È stato quasi disorientante sentir parlare di obiettivi tanto grandi in modo così naturale, ma ci siamo lasciati travolgere da una storia partita proprio dall’Enrico Mattei di Cerveteri e che è stato Federico stesso a raccontare.

Cerveteri, la storia di Federico Alessandro Musso selezionato per un master a Pechino
Cerveteri, la storia di Federico Alessandro Musso selezionato per un master a Pechino

Federico, noi ci conosciamo. Sapevo del tuo trasferimento, ma devo essermi perso qualche passaggio

“Dopo essermi diplomato allo scientifico al Mattei sono entrato in Bocconi, a Milano dove ho frequentato il corso di economia internazionale. Poi, ho vinto una borsa di studio per andare a Pechino e, allungando di un anno la triennale, ho potuto studiare per il double degree, quindi doppio titolo italiano e cinese. Ora, sto per laurearmi. Quindi questo è il mio secondo anno qui a Pechino”.

E come ti trovi in Cina?

“In realtà mi sto trovando benissimo. Le infrastrutture sono incredibili e, a parte il freddo della città, direi che va tutto bene. A livello culturale e di opportunità lavorative è un paese che può darti veramente tanto”.

Con la lingua?

“I corsi universitari sono in inglese, idem per il lavoro. Sto cercando di prendere delle certificazioni di cinese, ma, come puoi immaginare, è complesso”.

Puoi spiegarmi in cosa consiste il progetto del quale farai parte?

“Diciamo che è un programma che vuole mettere tante persone insieme per creare un’alliance globale per il futuro. La Cina ha un ruolo strategico importante perché c’è un grande sviluppo del consumo domestico e quindi ci sono nuove possibilità che possono essere sfruttate, oltrepassando un mercato in cui c’è soprattutto export verso l’Europa”.

Come sei riuscito a farne parte?

“E’ un programma abbastanza famoso e sono le università stesse a spingere affinché gli studenti facciano domanda. Il processo di selezione è stato tosto. Abbiamo partecipato in 5000. Tra l’altro, ho avuto anche la fortuna di rientrare tra gli invitati ad un evento a Londra dove c’era proprio Schwarman. È stato un momento emozionante”.

L’idea è quella di rimanere a lungo a Pechino?

“Immagino di rimanere ancora qualche anno, intanto per il master, poi valuterò perché si vive bene. Credo che la Cina sia mal raccontata, non è la seconda economia al mondo per caso. È un paese in fermento che è riuscito a risollevare un miliardo di persone dalla povertà. Ci sono cose interessanti ed è una cultura positiva. Sicuramente c’è un contesto politico diverso dal nostro, ma collaborando si può crescere”.

Cosa ti piacerebbe diventare?

“L’obiettivo finale è quello di diventare una sorta di ponte tra Cina ed Europa o attraverso un’impresa personale o per conto di altre aziende”.

È un obiettivo ambizioso

“Sai, io sono fiducioso. Credo fermamente che con lavoro e passione si possa fare la differenza a prescindere dal contesto che questo sia grande o meno”.

Ad oggi che tipo di legame hai con Cerveteri?

“Sono cresciuto qua, per me è casa. È un posto bello dove tornare e credo che sia importante cercare di migliorare. Ognuno di noi con le proprie esperienze può tornare e cercare di dare il proprio contributo. Chissà che un giorno non si possa fare qualcosa di importante”.

E con il Mattei?

“Inizio dicendo che in Cina l’educazione ha un’importanza capitale. Forse noi non diamo il giusto valore all’istruzione che deve essere un progetto in continuo rinnovamento. Il Mattei è stato una tappa importante e mai avrei immaginato di fare questo percorso. Sicuramente ogni persona che ho incontrato mi ha lasciato qualcosa”.

Hai già avuto i primi contatti con il lavoro?

“Ho affiancato l’università a dei percorsi professionali sia in Cina che a Milano. Attività di consulenza, collaborazioni con delle start up, diverse cose”.

Prima di salutarci, vuoi ringraziare qualcuno in particolare?

“Mamma, papà e Davide. Sono sempre stati al mio fianco. Certo, la notizia della Cina, all’inizio, li ha un po’ sconvolti, ma l’ho desiderato tanto. La distanza è tanta e la comunicazione non è facile, ma finché mi vedono fieri di quello che faccio, sono felici di supportarmi. A giugno poi verranno a trovarmi per la laurea”.

C’è qualcosa che vorresti che si capisse da questa intervista?

“Vorrei che emergesse la bellezza del confronto senza pregiudizi. Un confronto che abbia l’obiettivo di costruire soluzioni migliori per entrambe le parti in campo”.

Giorgio Ripani