Prima le tende della protezione civile in giardino per ospitare delle classi della scuola ancora lì, ora il guasto idrico: «I nostri figli hanno diritto all’istruzione in luoghi degni di essere chiamati scuola». E i genitori si dicono pronti a protestare
Cerveteri, i genitori del “Giovanni Cena” a Pascucci: «Vogliamo chiarezza» –
Non c’è pace per i bambini del Giovanni Cena a Cerveteri.
Prima le tende della Protezione civile montate in giardino e che avrebbero dovuto ospitare due classi dell’istituto comprensivo per poter attuare il distanziamento in aula tra i bambini quando seduti al banco.
Ora il guasto idrico che ha causato la chiusura del plesso fino a data da destinarsi. E i genitori ora hanno deciso di alzare la voce.
«Siamo stati troppo in silenzio in attesa di risposte che nessuno ci da – ha scritto un genitore sui social rivolgendosi direttamente al primo cittadino, Alessio Pascucci – di chiarezza in merito all’argomento ‘scuola istituto comprensivo Giovanni Cena».
I genitori lamentano un continuo «scarica barile tra l’amministrazione comunale e la dirigenza scolastica».
«Proposte di soluzioni per affrontare l’emergenza covid ridicole. Decisioni penose prese senza un filo logico. Una scuola allo sbaraglio. Tende da campo, bagni non funzionanti e fatiscenti … e ora anche un guasto idrico di cui non sappiano gravità e tempi di risoluzione».
Una situazione esasperante e che sta snervando i genitori. «Siamo stanchi – prosegue la mamma sui social – amareggiati e vogliamo chiarezza. Non ce la facciamo a sopportare tutto questo».
In un momento particolare e delicato come quello vissuto oggi, con l’intera popolazione italiana uscita solo da un paio di mesi dal lockdown, gli aiuti statali ancora in attesa di arrivare nei conti dei cittadini, all’emergenza sanitaria va ad aggiungersi quella economica.
Famiglie che hanno visto ridursi le proprie entrate. Famiglie che nel periodo di maggiore difficoltà sono state costrette a chiedere aiuto agli enti locali. Famiglie che ancora oggi non riescono purtroppo a far quadrare i conti a causa dei continui ritardi da parte dello Stato.
«Ci sono famiglie in difficoltà economica, bambini che non possono essere lasciati soli, baby sitter da pagare, soluzioni alternative da trovare. Siamo famiglie con figli che hanno diritto all’istruzione, in luoghi degni di essere chiamati scuola. Noi famiglie siamo le sole ad aver fatto sacrifici».
Ma non solo: pur di imparare, di tornare a socializzare, i bambini ora si ritrovano a dover effettuare dei sacrific. «Vanno a scuola con le mascherine e se necessario le tengono per 5/8 ore. Non possono toccarsi o scambiarsi una penna».
Dito puntato contro l’amministrazione comunale: «Avete avuto un’intera estate, dove avevate il dovere di mettere in sicurezza la scuola. Avevate il dovere di controllare i bagni, le perdite, i soffitti, le scale … tutto. Non lo avete fatto».
«Avevate anche i soldi dei finanziamenti che sono arrivati dallo Stato. Cosa ci avete fatto? Dove stanno? – si chiede la mamma – Le sere d’estate alla Legnara avete pagato spettacoli dove erano presenti al massimo 30/40 persone. Avevate il dovere morale di investire sulla scuola».
«Così non si fa, così non è giusto. Molti genitori – ha concluso la mamma – si stanno attivando per una maxi protesta. Ci dia risposte concrete signor Sindaco. E’ nostro diritto».