Non è solo una questione di decoro, ma di dignità e di rispetto. A Capena, la chiesa di Sant’Antonio – luogo simbolico del centro storico – è stata presa di mira da ignoti che vi hanno bivaccato all’interno, lasciando danni e degrado. Un episodio grave, che arriva a poco più di due mesi da un altro sfregio: le scritte inneggianti al fascismo e le svastiche comparse il 31 gennaio scorso sulle mura del Palazzo dei Monaci.
Quello che sta accadendo nel cuore del paese non è frutto di episodi isolati, ma il segnale sempre più evidente di un deterioramento del senso civico e del rispetto verso gli spazi pubblici, la storia e la convivenza civile. Un’involuzione che preoccupa e ferisce la comunità.
A denunciare l’accaduto è stato il sindaco di Capena con un post sui social: «Un atto vile e inaccettabile – scrive – che offende non solo un luogo di culto ma l’intera comunità. Non è la prima volta che ci troviamo di fronte a comportamenti così incivili e vergognosi, che violano ogni principio di rispetto e legalità».
La chiesa, luogo di raccoglimento e simbolo di identità collettiva, è stata violata da chi evidentemente non conosce né il valore del patrimonio comune né i confini minimi del vivere in società. Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine e l’amministrazione ha già avviato tutte le procedure per la messa in sicurezza e il ripristino.
Ma resta l’amarezza per una situazione che sembra ripetersi con inquietante regolarità. C’è un problema culturale che va oltre l’episodio: l’assenza di senso di appartenenza, l’indifferenza verso il bene comune, la crescente abitudine all’incuria.
«Invito tutti i cittadini a segnalare comportamenti sospetti e a collaborare con le autorità», ha scritto il sindaco. Ma la sensazione è che non basti più solo denunciare: serve una presa di coscienza collettiva. Perché una comunità che tollera l’offesa ai suoi luoghi più simbolici, senza indignazione e reazione, rischia di perdere non solo la memoria, ma sé stessa.
