Arnaldo Gioacchini scrive un toccante ricordo personale legato al grande Artista Gigi Proietti, scomparso quattro anni fa
di Arnaldo Gioacchini
Quattro anni fa, il 2 Novembre 2020 (manco a dirlo: il giorno di quando era nato), ci lasciava un’eccezionale Artista che risponde al nome di Luigi Proietti, in Arte (e che vera Arte fu la sua) Gigi Proietti. Chi scrive lo conobbe molto bene, ben 52 anni fa, ed ebbe a frequentarlo e conoscerlo meglio negli anni a seguire riportandone, sempre più, e sempre più concretamente, una splendida impressione nonostante la miriade di personaggi cinematografici e teatrali italiani e stranieri che ebbe a conoscere alcuni dei quali (pochi) sicuramente di grande valenza e spessore, e fu in questo vero e proprio ristretto gotha artistico personale che si inserì, alla grandissima, il succitato Gigi Proietti.
Per comprendere meglio come ciò avvenne è il caso di entrare subito nello specifico di come andarono le cose: Correva l’anno 1972 ed io ed il mio “maestro” d’allora all’Ufficio Edizioni della Euro International Film, di cui lì a poco divenni io il Direttore di Edizioni, incontrammo sul marciapiedi fuori della Fono Roma, in via Principessa Clotilde a “due passi” da Piazza del Popolo, (dove eravamo andati per seguire il doppiaggio di un film straniero – ndr) Gigi Proietti il quale, sorridente ed intelligentemente cordiale, salutò subito il mio “capo” dall’allora Ferdinando Prosperi (che sostituii in toto, quando andò via, subito dopo, nella direzione dell’Ufficio Edizioni) con il quale compresi che si conoscevano da tempo visto che Prosperi era già nel cinema dal tempo dell’ENIC e conosceva a menadito tutti gli stabilimenti cinematografici di sviluppo stampa e sonorizzazione di Roma, e non solo, e quanti operavano in questi ambiti nei loro rispettivi ruoli.
Nello specifico Prosperi, presentandomi Proietti (dicendogli, come faceva con tutti, e con un certo orgoglio, che ero molto amico di Sergio Leone) aggiunse immediatamente di lui che era uno dei migliori doppiatori in assoluto e che aveva girato, da protagonista, il suo primo film il “nostro” (dalla Euro prodotto e distribuito) “Meo Patacca”, il quale, all’epoca, era prossimo all’uscita nelle sale cinematografiche, aggiungendo che forse lo avevo già veduto nella proiezione, anticipatrice delle uscite nei cinema, che era stata effettuata nella saletta della San Marco Film (la nostra Casa di Produzione) in via Bertoloni in Parioli subito dietro viale Rossini ove era, su tre piani di un antico palazzo (che, dal lato del mio ufficio, guardava la villa di residenza dell’ambasciatore statunitense), la sede della Euro International Film la quale all’epoca ancora aveva come ottimo direttore generale il Dr. Fulvio Frizzi padre di Fabrizio che conobbi quando aveva solo 12 anni.
Comunque tornando a “Meo Patacca” dissi subito a Proietti che mi era piaciuto molto divertendomi assai intonando subito per un attimo (scherzandoci su) il refrain del film: “Meo, Meo, Meo, Patacca …” al che Proietti, con grande orecchio musicale (sembrava di sentire la colonna sonora del film) aggiunse: “Parapà ,parapà”, ma non fermandosi lì chiedendo a Prosperi (che era di Artena) se io pure ero “un foresto”. al che subito interloquii, un po’ disturbato da ciò, dicendo che io ero “tresteverino” con gli antenati uccisi, Paolo, Giuseppe e Giovanni Gioacchini, insieme a Giuditta Tavani Arquati e con le loro ceneri sepolte al Mausoleo garibaldino del Gianicolo accanto a quelle di Goffredo Mameli. Proietti che era stato molto attento a quanto dicevo, forse perché mi conosceva appena, sorridendo da par suo, disse: “tresteverino sì, però, comunque sei un etrusco”, al che, vedendomi un pizzico “irrigidito” a seguito di questa sua affermazione, mi spiegò (dimostrando di essere un uomo di vera cultura e di conoscere bene la storia di Roma fin dall’inizio), ridendoci su, e dandomi una pacchetta sulle spalle, che nella prima Roma antica, di là del Tevere, era territorio etrusco.
A quel punto, Prosperi, che forse si era sentito un poco escluso dal nostro dialogo, salutò Proietti dicendogli che salivamo alla Fono perché dovevamo seguire il doppiaggio di alcuni anelli di un film straniero comprato all’estero dalla Euro, chiedendogli, contestualmente, se prendeva l’ascensore con noi, al che Proietti rispose che stava ad aspettare Enzo (Cerusico), il quale, come al solito, era piuttosto “comodino”, per mangiare insieme alla mensa della Fono Roma (ove fra l’altro si mangiava benissimo spedendo poco e dove a seguire mangiammo pure noi due).
A pranzo Proietti e Cerusico pranzarono non lontano da noi ed alla fine vennero al nostro tavolo (lì rappresentavamo comunque la Euro che quell’anno era stata la prima distributrice di film d’Italia e d’Europa superando la CIC – Cinema International Corporation che riuniva addirittura La United Artists, la Paramount e la Walt Disney) e Proietti mi presentò Enzo Cerusico (aggiungendo, pure lui, che ero molto amico di Sergio Leone sottolineando che il grande regista era nato a Roma come tutti noi, Prosperi escluso – ridendo -) che era attore e doppiatore anche lui romano il quale, ovviamente, già conosceva Prosperi, dicendogli dove lavoravo, e che ero trasteverino come Meo Patacca, e che il film, nel quale avevano recitato insieme, mi era piaciuto molto.
Al che aggiunsi che, fra l’altro, mi era piaciuto particolarmente perché era interpretato da un grande cast di tutti attori romani molto bravi e molto dentro le rispettive parti (Proietti, Cerusico, Marilù Tolo, Mario Scaccia e Francesco Mulè ). Prima di salutarci anch’io volli fare sfoggio della mia romanità dicendo a Proietti che sapevo che lui forse era più romano di me essendo nato in Via Giulia, la quale era stata l’antico Corso di Roma, ma che lui magari non sapeva da dove veniva l’acqua della famosa Fontana del Mascherone di Via Giulia, al che Proietti mi rispose in romanesco: “ma come nun ce lo so, è quella che attraversa er Tevere e che viene dar Fontanone del Gianicolo, acqua del lago di Bracciano, dove magari pure voi etruschi da regazzini ciavete fatto er bagno” (ed era vero).
Formidabile, Eccezionale, Inimitabile, Grandissimo Gigi Proietti, che enorme piacere averTi conosciuto di persona (52 anni fa per l’esattezza) e che splendido ricordo che ho del nostro simpaticissimo (grazie soprattutto a Lui) incontro alla Fono Roma a due passi da Piazza del Popolo e da Villa Borghese due dei tanti simboli di una grande e storica città che è Roma.
Con Gigi poi ci incontrammo e dialogammo (e ridemmo insieme – ndr), lavorando nello stesso ambiente, tante volte, ed ogni volta cresceva in me la grande ammirazione per questo Uomo intelligentissimo e preparatissimo su tutti gli argomenti, sport inclusi, fra l’altro avevamo, molto sentitamente, la stessa “fede” calcistica, ma questa, “forse”, è un’altra storia.