Meloni frena sulla retroattività dell’emendamento, e la Lega chiede correzioni
Manovra finanziaria 2026, penalizzato chi ha già riscattato la Laurea a fini pensionistici
Il “riscatto della laurea” torna al centro della manovra di bilancio 2026. Un emendamento del governo alla legge di bilancio ha messo in discussione, nei fatti, la convenienza del riscatto degli anni universitari per chi punta ad una pensione anticipata. Innescando una polemica trasversale, non solo da parte delle opposizioni, ma anche, e soprattutto, dentro la stessa maggioranza.

Vediamo cosa prevede l’emendamento contestato. Il pacchetto di modifiche agisce su due fronti.
Il primo, che ha suscitato tutto sommato meno reazioni, riguarda le cosiddette “finestre” della pensione anticipata: dal 2032 il tempo di attesa tra quando si va in pensione e quando ricevi il primo assegno si allungherebbe progressivamente dai 3 mesi attuali a 4 mesi nel 2032, 5 mesi nel 2033 e 6 mesi dal 2034. Cioè, chi andrà in pensione nel 2034, riceverà il primo assegno pensionistico sei mesi dopo che, per esempio, avrà terminato di lavorare e quindi non avrà più uno stipendio.
Il secondo, ed è quello che ha acceso lo scontro politico, è quello del riscatto della laurea. Dal 2031 gli “anni riscattati” varranno un po’ meno nei calcoli per raggiungere i requisiti per ottenere una pensione anticipata. Per l’esattezza, varranno sei mesi in meno nel 2031, e due anni e mezzo in meno per chi andrebbe in pensione nel 2035.
Questo vuole dire che, nel caso della laurea triennale, è praticamente inutile fare il riscatto. E va bene, direte voi. Non lo faccio, dove sta il problema? Il problema è che questo emendamento è attualmente anche retroattivo. Vale anche nei casi in cui tu il riscatto della laurea l’hai già fatto e pagato. Spesso a fronte di un impegno economico molto oneroso. Si comprende benissimo quindi la levata di scudi bipartisan. Nessuno dei partiti di governo vuole attribuirsi “il merito” di questo emendamento.
Nessuno vorrebbe sostenere questo emendamento. Neanche la Premier Giorgia Meloni. Che è intervenuta direttamente per disinnescare l’aspetto più controverso della norma: quello della possibile retroattività. In Aula al Senato, Meloni ha chiarito che nessuno che abbia già riscattato la laurea vedrà modificata la propria situazione. E che eventuali modifiche varranno “solo per il futuro”. Aggiungendo che l’emendamento “dovrà essere corretto”.
Una reazione simile si è avuta dal fronte della Lega. Che ha annunciato, in assenza di un intervento immediato del Governo, la presentazione di opportuni sub-emendamenti correttivi. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi di questa vicenda.









