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“Virgilio, il poeta che canto l’antica Agylla – Caere. Eneide, viaggio di un Eroe”: Agostino De Angelis mette in scena un’opera teatrale all’interno della Necropoli

Un viaggio, insieme all’eroe troiano, nella fiorente e ricca Agylla. L’antica Cerveteri

“Virgilio, il poeta che canto l’antica Agylla – Caere. Eneide, viaggio di un Eroe” – di Giovanni Zucconi

Peccato per il brutto tempo. Tutto era pronto per rappresentare, nello stupendo palcoscenico della Necropoli della Banditaccia di Cerveteri,alcuni brani romanzati dall’Eneide di Virgilio. Ma il timore di piogge, e il vento che non ha mai cessato di soffiare, ha costretto Agostino De Angelis, il regista di questa performance teatrale, oltre che la voce narrante, ad organizzare l’eventonella sala Mengarelli, all’interno della Necropoli.

Un cambiamento che ha costretto gli attori, quasi tutti giovanissimi, a muoversi e recitare in uno spazio diverso da quello in cui avevano provato. Diverso e più angusto. Ma questo non ha impedito loro di esprimersi al meglio.E sono riusciti a trasmettere, al pubblico presente,i pathosdelle situazioni più drammatiche, e la potenza epica dei protagonisti di questa storia immortale.

Abbiamo assistito al racconto del viaggio di Enea da Troia fin sulle coste del Lazio. Un viaggio pieno di profeziesulla nascita di un impero senza tempo e senza confini: quello di Roma. Ma il bravissimo, e nostro concittadino, Agostino De Angelis, a volutamente posto l’accento su un particolare momento del suo viaggio. Quando Enea giunge nel territorio di Agylla, come veniva chiamata anticamente la nostra Cerveteri.Il titolo della performance teatrale era proprio: “Virgilio, il poeta che canto l’antica Agylla – Caere. Eneide, viaggio di un Eroe.”.

È stato un viaggio non solo dell’eroe Enea, ma anche il nostro. Un viaggio in un’antica Agylla che,a noi Cerveterani moderni, adesso ci parla, muta, solo con le splendide rovine delle sue necropoli, o con quelle, semi ignorate,del suo abitato antico. Ma che al tempo di Enea era una fiorente e ricca città. Una città potente, tanto da essere una protagonista in una parte del viaggio del leggendario eroetroiano.

Questo tornare indietro nel tempo per rivivere le gesta vissute da Enea, daiRe etruschi di Agylla, da potenti eserciti e daEroi leggendari, ci ha ricordato che la nostra antica Cerveteri non era solo un grande cimitero come ci appare adesso. Ma era una città di vivi. Di valorosi uomini d’arme. Di donne e uomini che commerciavano con terrelontane. Era una città che ha attraversato da protagonista la Storia. Anche se oggi, come spesso accade per le grandi Civiltà, si farebbe fatica a crederlo.

“Virgilio, il poeta che canto l’antica Agylla – Caere. Eneide, viaggio di un Eroe”

Ma è importante conoscere le proprie origini. E Agostino De Angelis ha ricordato proprio questo agli insegnanti presenti. Nel momento di iniziare a rappresentare l’ottavo libro dell’Eneide, ha chiesto loro di leggerea scuola, ogni anno, questi passaggi ai ragazzi. Passaggi significativi, come ha detto il regista, per conoscere e amare il nostro territorio.Per essere degni custodi di una città che Virgilio, duemila anni fa, cantava ammirato. E dalla quale, dalla sua rocca,poteva scorgere la moltitudine degli eserciti accampati “nella vasta campagna”, venuti in aiuto di Enea. La Storia di Cerveteri, di Agylla, di Caere, ci appartiene. O per lo meno ci dovrebbe appartenere. Non ci è appartenuta per secoli. E per qualche decennio, al tempo dei tombaroli seriali, l’abbiamo addirittura anche oltraggiata e venduta. Come fa una prostituta con il suo corpo. Speriamo almeno di riuscire oggi a proteggeree valorizzare quello che si è salvato da quei decenni di furia distruttrice.

Tutto questo, a mio parere, è emerso dalla bella e piacevole rappresentazione a cui abbiamo assistito. E, se siete d’accordo, è veramente tanta roba. Ma Agostino De Angelis è così. Ogni volta non mette in scena solo un’opera teatrale. Mette in scena, in diversi modi, la nostra Storia. La Storia di una città antica di quasi tremila anni. Amata e ammirata dai visitatoridei musei di tutto del mondo, ma non abbastanza dai suoi abitanti del ventesimo e ventunesimo secolo. Una città che prova quasi fastidio a riconoscere e a ricordare i propri benemeriti. Così come non abbiamo ancora dedicato una degna via al grande Raniero Mengarelli, così, permettetemi il parallelo per qualcuno forse troppo forzato, non mette un cerveterano doc, il bravo regista e attore Agostino De Angelis, nelle condizioni di esprimersi, se non in qualche sparuta occasione, nel nostro territorio.Eppure i suoi lavori, ogni anno, vengono rappresentate nelle più prestigiose aree archeologiche del nostro paese. Accolto da amministrazioni locali e soprintendenze onorate di ospitare nel loro territorio le emozionanti performance di De Angelis.

Da noi, invece, oggettivamente molto, molto poco. Ricordiamo solo la straordinaria Divina Commedia recitata, anche in notturna su Via degli Inferi. Oltre questo molto, molto poco.Ho chiesto in passato, in diverse occasioni,ad Agostino De Angelis il perché di questo apparente ostracismo. Lui mi ha sempre risposto in modo vago, evitando una vera risposta. In una prossima intervista, che ci ha promesso, proverò a chiederlo di nuovo. Magari è solo un caso.Magari è solo una serie di coincidenze. Speriamo che sia così. Ma mi ha molto colpito, e non ne so veramente dare una spiegazione, se non una maliziosa che voglio sempre evitare, che oggi a Sala Mengarelli erano presenti ben tre consiglieri comunali dell’opposizione, e nessun rappresentante della maggioranza. Anche per lui, come per altri artisti di Cerveteri, può essere purtroppo speso il detto latino “Nemo propheta in Patria”.

Per chiudere, per dare il giusto riconoscimento a chi ha recitato nella rappresentazione, una menzione particolare va agli allievi della Scuola di Cinema di Santa Marinella Viva. Della professoressa Sonia Signoracci. Tutti all’altezza del ruolo che gli era stato assegnato, e capaci di trasmettere, quasi da attori consumati,tutto il pathos dell’epica storia raccontata da Virgilio.