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Omicidio Vannini, il ministro Bonafede promuove un’azione disciplinare contro il pm D’Amore

Secondo l’ipotesi avanzata dal ministro, il pubblico ministero potrebbe aver violato i doveri di diligenza e laboriosità creando un ingiusto danno ai genitori del ragazzo

Omicidio Vannini, il ministro Bonafede promuove un’azione disciplinare contro il pm D’Amore –

Il ministro della giustizia Alfonso Bonafede avrebbe promosso un’azione disciplinare contro la pm Alessandra D’Amore.

Il pubblico ministero che si è occupato dell’omicidio di Marco Vannini potrebbe aver violato i doveri di diligenza e laboriosità creando un ingiusto danno ai genitori del ragazzo.

Questo quanto emerso ieri dalla puntata de Le Iene andata in onda su Italia 1.

Secondo la ricostruzione processuale il colpo d’arma da fuoco è partito a casa della famiglia Ciontoli intorno alle 23.15, mentre Marco era nudo nella vasca.

Diverse le versioni inizialmente date dalla famiglia, dallo scherzo finito male, al colpo d’aria, fino ad arrivare al colpo d’arma da fuoco sparato per sbaglio da Antonio Ciontoli.

In più occasioni, però, sia i genitori del ragazzo che esperti del settore, come il generale Garofano, evidenziarono alcune “negligenze” durante le indagini.

La casa dei Ciontoli, in via Alcide de Gasperi a Ladispoli, non fu mai sequestrata. La famiglia vi potè rientrare già la sera stessa.

“La domenica stavano guardando tutti insieme la Juve in veranda e festeggiavano la vittoria della juve”, ha raccontato mamma Marina ieri a Le Iene.

Non fu eseguito il luminol per verificare la possibile presenza di tracce ematiche così da capire se effettivamente il colpo d’arma da fuoco esplose in bagno o in un’altra stanza della casa.

“Le scarpe di Marco avevano tracce di polvere da sparo ma erano in camera di Martina”, ha sottolineato papà Valerio. Come mai se Marco era nell’altra stanza, il bagno?

Diversi i vicini di casa, inoltre, che non furono chiamati a testimoniare quanto visto e udito quella notte.

Solo la famiglia Liuzzi fu portata davanti ai giudici del primo grado per raccontare quanto successo.

Ci sarebbe poi il racconto di Martina ai famigliari, su come il padre abbia sparato a Marco mentre era nella vasca e a dove si trovasse l’ogiva.

A domande dirette di come facesse a sapere queste cose (Martina si trovava in bagno?), la giovane tirò in ballo il maresciallo Roberto Izzo, all’epoca dei fatti comandante dei Carabinieri di Ladispoli.

Ma Izzo smentì quanto affermato da Martina Ciontoli.

E proprio a Martina Ciontoli la pm non avrebbe contestato il reato di calunnia rispetto alle dichiarazioni fatte sul comandante della caserma dei carabinieri di Ladispoli.

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