Festa dell’Uva, lo sfogo di Francesco Ricci: “Rioni dimenticati, ma vivi e pronti a combattere”

Prenderà il via questo fine settimana, anche se in versione ridotta a causa dell’emergenza sanitaria, la Festa dell’Uva e del Vino e a Cerveteri ci si prepara alla festa, ma con un “ma”: i Rioni.
A puntare i riflettori sul vero motore della festa, una vera e propria tradizione della città etrusca, è Francesco Ricci. I rioni sono stati infatti “messi da parte”.
“Ciao sono il rione – scrive Ricci – per chi non mi conosce sono un organismo di volontariato intento a tenere unite e vive le persone che animano un quartiere, animare e vivacizzare le strade e le piazze della mia città.
Non sono solo, siamo in totale otto rioni che uniti copriamo l’intera superficie del centro abitato cittadino. Sono nato già da qualche anno per volontà di un gruppo di amici. Dalla mia nascita all’inizio della pandemia io e i miei amici rioni siamo cresciuti molto, abbiamo lavorato tanto per amore dei nostri rionali e della nostra città. Ho dato tanto alla mia città, ho faticato, gioito, discusso e anche pianto per gioia ma purtroppo anche per tristezza e dolore. Ho regalato tanti sorrisi, ho tenuto compagnia a tante persone, ho ripopolato tante strade e piazze spesso dimenticate. Sono sempre riuscito a distinguermi e anche a fare la differenza nelle organizzazioni alle quali ho partecipato.
Ho salvato tante situazioni, ho fatto lavori umili e a volte come si dice dalle nostre parti, ho fatto anche lo “sguattero” animato sempre per il bene della mia città. Spesso ho lavorato a mie spese o con l’aiuto di tanti benefattori e sostenitori, poche volte con irrisori contributi. Tutti i mesi dell’anno mi hanno visto protagonista tra le tante manifestazioni e feste paesane, non sono mancate significative iniziative benefiche. Il mio grande impegno era sempre maggiormente concentrato in estate, quando confezionavo esclusivi e ricchi eventi finalizzati alla partecipazione della nostra grande festa di agosto, la Sagra dell’uva e del vino. Ho avuto sempre tanti corteggiatori ed inviti per essere presente in ogni manifestazione o iniziativa”. Tutto fino al lockdown di marzo 2020 a causa della pandemia.
La vita sociale si ferma. Le feste in piazza si fermano. “In fondo anche il mondo si è fermato”, scrive Ricci, e da quel momento, però, i Rioni, il motore pulsante delle tradizioni, non hanno “mai ricevuto in tutti questi mesi una parola di conforto o un piccolo interessamento da parte dei miei corteggiatori, per sapere se ancora esisto o se la pandemia ha cancellato pure me”.
E ora, nel momento in cui si prova a ripartire, anche se in maniera ridotta, i Rioni sembrano essere stati dimenticati.
“Questi giorni dell’anno per me – scrive Francesco Ricci – erano giorni molto intensi , erano a ridosso della nostra grande festa di agosto, la sagra, alla quale negli ultimi anni ho dedicato tante forze con l’unica soddisfazione di averla riportata alla gloria. Quest’anno sono particolarmente triste, abbiamo appreso dai social che qualcosa che ricordi la sagra dell’uva e del vino ci sarà, non nascondo un po’ di rabbia nell’ascoltare questa notizia.

Non pretendevo di essere invitato ma almeno di essere informato, a pensare che quando servivo riunioni ed inviti erano all’ordine del giorno e della notte. Fino a prova contraria è anche la mia festa, anche se non potrà essere come eravamo abituati a viverla ma sarà in una forma contingentata, anch’io sarei stato capace di esserci nel rispetto delle regole, anche con la semplice esposizione del mio stendardo a ricordare la tradizione popolare della nostra festa. Ho tanto ascoltato dalle bocche dei nostri amministratori che bisogna ripartire e ho anche assistito a tante e forse troppe ripartenze.
Mi viene di pensare che i miei corteggiatori si sono dimenticati di me o forse si sono innamorati altrove, dove le storie estive mietono più consensi. Voglio ricordare a tutti – prosegue ancora Ricci -che il rione non è morto, il rione c’è ed è sempre pronto a lavorare intensamente per la sua città.
Voglio però ricordare ai miei corteggiatori che mi ricorderò dei loro comportamenti nel prossimo futuro, forse più prossimo che futuro. Attendo con ansia di ripartire nella normalità, ma soprattutto lo aspettano i miei rionali, i miei amici, i simpatizzanti e sostenitori. Voglio tranquillizzare tutti che i rionali stanno bene, sono un po’ dormienti e tristi, ma vivi, attenti e carichi, e pronti a combattere come hanno sempre fatto”.
Uno sfogo quello di Ricci e del Rione che rappresenta. Un Rione “innamorato sempre più della sua città, ma triste per l’abito che la mia città spesso è costretto a indossare, un po’ sbiadito nei colori e poco rifinito nelle cuciture. Pensiero personale di un attento rionale”.









