La replica del sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci alle parole di Francesco Ricci sull’esclusione dei Rioni dall’organizzazione dell’evento
Festa del Vino, Pascucci: “I Rioni vogliono fare qualcosa in questi giorni? E allora facciamolo, ma tutti insieme” –

Si dice dispiaciuto il sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci per le parole di Francesco Ricci per l’esclusione dei Rioni dall’organizzazione della Festa del Vino che prenderà il via questo fine settimana, in modalità ristretta rispetto alla “tradizionale” Sagra dell’Uva. (leggi qui)
“Ciao, sono Alessio Pascucci e come tante altre volte è accaduto in questi anni, sto per fare quello che da sempre mi viene sconsigliato da tutti: dire senza fronzoli quello che penso. Per chi non dovesse conoscermi, sono il Sindaco di Cerveteri, la persona che, nel bene, ma soprattutto nel male, risponde delle decisioni prese. Non sono solo, sono affiancato da un gruppo di ragazze e ragazzi, donne e uomini, che tutti i giorni, senza nessuna eccezione, dedicano il loro tempo alla nostra città, moltissimi da volontari, altri con indennità ampiamente inferiori alla mole di lavoro che devono affrontare, quasi tutti silenziosamente, senza cercare la ribalta dei social o la eco mediatica della stampa”, scrive Pascucci.
“Lo fanno per amore e senso del dovere. Ed è soprattutto per loro che ho deciso di scrivere queste poche righe. Siamo uno dei pochi Comuni in Italia (e l’unico del comprensorio) a non aver interrotto la stagione culturale, né quest’anno, né lo scorso anno. Siamo convinti che la nostra identità sia anche e soprattutto fondata sulla Cultura e sull’Arte. Lo abbiamo fatto assumendoci delle responsabilità enormi e dovendo garantire il rispetto di tutte le misure anti Covid-19. Grazie al lavoro paziente e attento di tanti professionisti e volontari e dei nostri uffici, in questi due anni si sono alternati sui palchi dell’Estate Cerite e dell’Etruria Eco Festival (uno dei pochissimi festival italiani a non aver interrotto la programmazione durante la pandemia) artisti del calibro di Ascanio Celestini, Francesca Reggiani, Max Giusti, Cinzia Leone, Daniele Silvestri, Neri Marcorè, Subsonica, Negrita e tantissimi altri. E tutti, pubblico, stampa nazionale e artisti, ci hanno riconosciuto questo merito. Pubblicamente. Lo scorso anno dopo il DPCM di Ferragosto (molto stringente) abbiamo deciso di non fare la Sagra dell’Uva. Abbiamo incontrato una rappresentanza dei Rioni per condividere questa intenzione prima di annunciarla”.
E il primo cittadino arriva alla decisione presa dall’amministrazione quest’anno, di realizzare una versione ridotta della Sagra dell’Uva. “Quest’anno, invece, grazie alle nuove norme e all’introduzione del Green Pass, abbiamo capito che sarebbe stato possibile realizzare un evento che, seppur in tono minore, richiamasse le nostre tradizioni. Lo abbiamo fatto consapevoli (sembra che tutti lo scordino, troppo concentrati sul proprio protagonismo) che la Sagra dell’Uva e del Vino è soprattutto una vetrina importante per i prodotti agricoli del nostro territorio, che stanno soffrendo pesantemente le conseguenze della crisi”.
“La Piazza del Vino e dei Sapori è il cuore della manifestazione ed è proprio una delle tante novità introdotte dalla nostra Amministrazione, di cui siamo orgogliosi. Sapevamo che molte delle attività tradizionali non si sarebbero potute tenere: la sfilata dei carri, la gara della pigiatura, i fuochi pirotecnici, le bancarelle lungo i giardinetti, tutto ciò che avrebbe potuto causare assembramenti non controllati”.
“Per questo abbiamo deciso di chiamarla Festa dell’Uva. La Sagra, per noi, è un’altra cosa. La decisione è stata presa in pochissime ore e, come sempre, abbiamo gettato il cuore oltre l’ostacolo. Viste le difficoltà del momento, abbiamo ritenuto opportuno incontrare i commercianti del Centro Storico e forse avremmo potuto (dovuto?) incontrare anche i Rioni. Non l’abbiamo fatto. E, benché fossi convinto che fosse sempre aperto un canale con il nostro assessore competente, probabilmente avrei dovuto approfondire di più. Nella concitazione di quelle ore, non è stato possibile. E mi spiace tantissimo. Mi spiace soprattutto perché leggo nelle parole di Francesco un dispiacere autentico.Però, verità per verità, è giusto dire che i toni non sono condivisibili”.
“Sono un cervetrano atipico, me l’hanno sempre fatto pesare. Non vengo da una famiglia storica, non ho frequentato da bambino il mondo dei Rioni, non ho distribuito i panini con la porchetta al Patrono, né lanciato l’uva dal carro del Cavallari. Ho addirittura frequentato il liceo a Ladispoli. Quando sono diventato per la prima volta Consigliere, però, ho imparato tantissime cose sulla nostra splendida città e sulla sua storia. Cose che prima non sapevo e che oggi sento dentro di me. Proprio in quegli anni mi sono accorto che alcune nostre bellissime tradizioni (in primo luogo proprio la Sagra dell’Uva) stavano morendo. E tutti sapete quanto io tenga alla memoria”.
“I Rioni non esistevano più, nessuno dei tanti innamorati delle tradizioni che leggo in queste ore, quelli che invece in questo mondo c’erano cresciuti, sembrava però avere a cuore questo problema. Come sempre, tutto si risolveva con le chiacchiere nostalgiche da bar, che da noi non sono mai mancate. Allora ero Vicesindaco con la delega alla Cultura e al Turismo e ho proposto a un gruppo di cerveterani storici (di quelli tosti e coriacei) di provare a rifondare i Rioni”.
“La prima riunione, faticosissima, si fece in una serata gelida d’inverno sotto casa dei miei genitori, nel Rione San Pietro-Frati. Tutti ci dissero che era impossibile. Invece poi la storia ci ha dato ragione. Per questo, quando leggo e sento alcune affermazioni, sono io a dispiacermi. Dov’erano tutti quelli che oggi si sentono “proprietari” delle tradizioni? Come mai non le difendevano con le unghie e con i denti? In questi mesi, e soprattutto nelle ultime settimane, tantissimi cittadini, anche meno storici e radicati, anche provenienti dalle diverse frazioni, anche molto giovani, ci hanno contattato per avere informazioni sulla Sagra, per sapere se si facesse o meno. Ed è stato soprattutto il loro stimolo a farci studiare come matti per trovare un modo per organizzare un evento sicuro in piena emergenza Covid”.
“E penso, fra tutti, a Luca, il Bomber: un giovanissimo ragazzo della nostra città, che con cadenza settimanale mi chiede sempre se si farà la Sagra, se ci saranno i carri, i fuochi; e sempre con la stessa emozione negli occhi. Mi spiace dover dire che invece dai Rioni, da tutti quelli che in queste ore leggiamo sui social, non sia arrivato nessun segnale. Neanche sulla chat WhatsApp che anni fa ho creato appositamente per tenermi in contatto con i loro rappresentanti e dove quotidianamente invio le comunicazioni cittadine. Nessun segnale. Come mai tutte queste parole solo oggi? Forse una telefonata me la sarei aspettata, invece di dover leggere il post su Facebook”, ha proseguito Pascucci.
“È vero, mi si risponderà, doveva essere l’Amministrazione a contattarli. E, se questo è stato l’errore imperdonabile, chiedo di nuovo scusa e ribadisco la mia disponibilità (come sempre, aggiungerei) a far fare ai Rioni qualunque attività abbiano pensato. Le altre associazioni del territorio organizzano eventi, iniziative, manifestazioni e vengono a proporsi. Cosa c’è di diverso in questo caso? Lo chiedo soprattutto perché c’è una parola, in quel lungo post di sfogo, che mi ha messo tantissimo a disagio: “corteggiare”. Stiamo tutti lavorando per Cerveteri o qualcuno per mettersi in campo ha bisogno di essere corteggiato? Come mai questo lungo post dopo mesi di silenzio assordante, in cui anche negli incontri casuali non si è fatto mai accenno alla Sagra?”
“I Rioni vogliono fare qualcosa in questi giorni? E allora facciamolo, ma tutti insieme. Perché la Sagra, dobbiamo saperlo, non è nostra; non è del Sindaco, non è dei Rioni, non è delle Cantine, è della città. È di tutti, perché tutti (che ci piaccia o meno) siamo cerveterani. Altrimenti sembrerà, credetemi, che “sciatto e un po’ sbiadito nei colori” sia il vestito di chi è pronto a mettersi in moto per Cerveteri solo se dovutamente “corteggiato”.
“Luca, vero testimone della tradizione (peraltro rionale doc), ha il fuoco negli occhi. A lui e a tutti i ragazzi e le ragazze che in questi mesi, giorno e notte, hanno dato l’anima perché fossimo tra i pochi Comuni d’Italia a mantenere vive le nostre tradizioni, dobbiamo dedicare i nostri sforzi e questa ultima manifestazione d’agosto. Se possibile, pur con gli errori che mia nonna diceva essere propri soltanto di chi fa le cose, tutti insieme”.
“Scusandoci per le sviste, avendo in testa solo l’obiettivo. Perché sono convinto, da sempre, che non basti dichiararsi innamorati. Amare significa prima di tutto dare. E solo poi, e solo se accade, ricevere. Buona Festa dell’Uva a tutti”.









