Storie di successo tra turismo, smart working e servizi innovativi
Comuni virtuosi: i piccoli paesi che combattono lo spopolamento –

di Marco Di Marzio
Negli ultimi decenni lo spopolamento dei piccoli comuni italiani è stato un fenomeno costante: giovani che partono, servizi che chiudono, borghi che rischiano di diventare silenziosi musei a cielo aperto. Eppure, accanto a questa narrazione di declino, stanno emergendo storie diverse, fatte di visione, coraggio amministrativo e capacità di innovare. Sono i cosiddetti comuni virtuosi, piccoli paesi che hanno scelto di reagire puntando su turismo sostenibile, smart working e nuovi servizi per attrarre residenti e visitatori.
Il turismo come leva di rinascita
Molti borghi hanno riscoperto nel turismo una risorsa strategica, andando oltre il modello mordi e fuggi. La valorizzazione del patrimonio storico, naturalistico ed enogastronomico si è accompagnata a politiche di accoglienza diffuse: alberghi diffusi, recupero di case abbandonate, itinerari lenti per camminatori e cicloturisti. In alcuni casi, i comuni hanno incentivato l’apertura di piccole attività ricettive o artigianali, creando nuove opportunità di lavoro e restituendo vitalità ai centri storici.
Questi progetti non puntano solo ai grandi numeri, ma a un turismo di qualità, rispettoso dei luoghi e capace di generare reddito stabile. Festival culturali, residenze artistiche e iniziative legate alle tradizioni locali contribuiscono a rafforzare l’identità del territorio e a renderlo attrattivo tutto l’anno, non solo nei mesi estivi.
Smart working e nuovi abitanti
Un’altra leva fondamentale è lo smart working. La pandemia ha accelerato un cambiamento già in atto, dimostrando che lavorare da remoto è possibile anche lontano dalle grandi città. Alcuni piccoli comuni hanno colto l’occasione investendo in connessioni veloci, spazi di coworking e incentivi economici per chi decide di trasferirsi.
Case a prezzi accessibili, qualità della vita elevata e ritmi più umani rappresentano un richiamo forte per professionisti, freelance e famiglie. In diversi paesi, l’arrivo di nuovi residenti ha portato non solo popolazione, ma anche competenze, idee e una rinnovata domanda di servizi, creando un circolo virtuoso che beneficia l’intera comunità.
Servizi innovativi e comunità al centro
La lotta allo spopolamento non passa solo dall’attrazione di nuovi abitanti, ma anche dal miglioramento della vita di chi già c’è. I comuni virtuosi investono in servizi innovativi: trasporti a chiamata per le aree più isolate, telemedicina, sportelli digitali per semplificare il rapporto con la pubblica amministrazione. In alcuni casi, scuole e presidi sanitari sono stati salvati grazie a soluzioni condivise con altri comuni o al coinvolgimento del terzo settore.
Fondamentale è anche il ruolo della comunità locale. Cooperative di comunità, associazioni e cittadini attivi partecipano alla gestione di beni comuni, come negozi multiservizio, biblioteche o impianti sportivi. Questo rafforza il senso di appartenenza e trasforma il paese in un luogo vissuto, non solo abitato.
Un modello replicabile
Le esperienze dei comuni virtuosi dimostrano che lo spopolamento non è un destino inevitabile. Con politiche mirate, investimenti intelligenti e una visione di lungo periodo, anche i piccoli paesi possono tornare a essere luoghi di opportunità. Certo, non esiste una ricetta unica: ogni territorio deve valorizzare le proprie specificità. Tuttavia, il filo rosso che unisce queste storie di successo è chiaro: innovare senza perdere identità, mettere le persone al centro e costruire alleanze tra pubblico e privato.
In un’Italia fatta di migliaia di borghi, spesso lontani dai riflettori, i comuni virtuosi rappresentano un laboratorio di futuro. Un futuro in cui vivere in un piccolo paese non è una rinuncia, ma una scelta consapevole e desiderabile.









