Santa Marinella

Crisi Appalto Nuova Sair alla ASL RM4, Tidei: “La Regione non crei una guerra tra poveri né caos logistico”

Riceviamo e pubblichiamo:

Come Sindaco di Santa Marinella, mi schiero senza riserve al fianco degli circa 80 Operatori Socio Sanitari (OSS) che, dopo anni di dedizione in prima linea, rischiano ora di trovarsi disoccupati a causa della cessazione dell’appalto con Nuova Sair.

Stiamo parlando di professionisti in servizio da sei o sette anni che hanno garantito l’assistenza soprattutto nei presidi di Civitavecchia e Bracciano. Molti di loro sono in servizio da sei o anche più anni e  sono stati in prima linea durante la pandemia di COVID-19, ricevendo persino attestati ed encomi per la loro abnegazione e il loro senso del dovere in condizioni estreme. Questi uomini e donne, che hanno messo gravemente a rischio la propria salute per la comunità in condizioni che non possiamo dimenticare, si troverebbero ora ad affrontare il baratro della disoccupazione. La Regione Lazio non può cancellare con un colpo di spugna l’impegno di chi è stato il vero baluardo della sanità territoriale.

Il vero rischio, tuttavia, è che oggi la Regione, attraverso meccanismi di reclutamento generici e l’utilizzo di una graduatoria unica, scateni una vera e propria “guerra tra poveri” nel sistema sanitario.
Il problema di fondo è che la ASL RM4 è un’azienda sanitaria totalmente decentralizzata, che copre un vastissimo territorio che va dal Litorale a Nord di Roma alla Bassa Tuscia, con esigenze e geolocalizzazioni dei fabbisogni molto specifiche per ciascun Comune.

Un meccanismo di reclutamento gestito centralmente, che non tenga affatto conto della geolocalizzazione e delle necessità operative dei singoli presidi locali, può funzionare forse per un’unica grande città come Roma, ma è disastroso per la nostra realtà.

Ciò che temiamo è un “valzer di assunzioni e trasferimenti” illogico e caotico, che vedrà operatori assunti quasi sempre su Roma  costretti a spostarsi in un altro comune  (come Civitavecchia o Bracciano), solo per poi vedere poco dopo il meccanismo ripetersi. Questo non solo penalizzerà i lavoratori, costretti a lunghe e costose pendolarità, ma non gioverà affatto alla qualità dei servizi offerti ai cittadini.

La Regione  Lazio deve arrivare a  capire che questa gestione logistica non tiene affatto conto della geolocalizzazione dei fabbisogni di ciascun Comune e compromette la qualità dei servizi sanitari destinati ai nostri cittadini,  per riconsiderare il meccanismo di reclutamento.

Dobbiamo garantire la stabilità del personale e la piena funzionalità dei nostri ospedali, tutelando al contempo il futuro di professionisti che hanno già dimostrato in modo eroico il loro valore.