Passaggio ad ACEA, Ladispoli Attiva: “Bollette più care e volontà popolare tradita”. Riceviamo e pubblichiamo:
L’Amministrazione comunale di Ladispoli si appresta a trasferire il servizio idrico, attualmente gestito in house dalla partecipata comunale Flavia Servizi, ad Acea ATO2 SpA. Sappiamo dall’esperienza vissuta in diversi altri comuni che ciò porterà in breve tempo ad un rincaro delle tariffe che ricadrà interamente sui cittadini, già duramente colpiti dal caro vita e dall’aumento esponenziale del costo dell’energia.
Il movimento civico Ladispoli Attiva, rappresentato dai consiglieri Fabio Paparella e Gianfranco Marcucci, ritiene che l’Amministrazione Grando abbia informato poco e male la cittadinanza su una questione così epocale e soprattutto sulle conseguenze che inevitabilmente avrà. Siamo, tuttavia, convinti che le responsabilità di questo triste epilogo risiedano innanzitutto altrove. Ci riferiamo a tutte le principali forze politiche nazionali che, solidali soltanto a parole con la battaglia a tutela dell’acqua pubblica, in questi anni hanno tradito il Referendum con cui 11 anni fa 27 milioni di italiani abrogavano alcuni articoli del decreto Ronchi e riconoscevano il valore universale dell’acqua come bene comune e l’importanza di una sua gestione pubblica e partecipativa. Gli stessi partiti che in questi giorni battono in lungo e in largo il nostro territorio a caccia di voti per le politiche, hanno più volte riproposto normative contraddistinte dalla stessa ratio di quella abrogata, finendo così per ridurre drasticamente la possibilità di affidamenti in house.
Innumerevoli sono stati i vergognosi tentativi di calpestare la volontà popolare: dalla lettera di Draghi e Trichet (BCE) dopo i referendum, passando per l’affossamento in Parlamento del disegno di legge di iniziativa popolare che avrebbe blindato la gestione pubblica dell’acqua, fino al decreto-legge Sblocca Italia e la Legge Madia che durante il governo Renzi ha provato a riaprire le porte alla privatizzazione (bocciata dalla Corte Costituzionale), per terminare col decreto concorrenza e le altre leggi varate dal governo Draghi per dare attuazione al PNRR.
Infatti, lo stesso PNRR che porta risorse importanti sui nostri territori allo stesso tempo impone pesanti vincoli alle scelte politiche nazionali, come quello sancito dal decreto-legge 152 adottato dal governo Draghi, che obbliga i comuni con “gestioni del servizio idrico in forma autonoma” ad affidarle, entro il 30 settembre 2022, alla gestione unica individuata dall’ente di governo dell’ambito territoriale ottimale (ATO) definito dalla Regione.
Così farà Ladispoli, al termine di un’interlocuzione iniziata a luglio 2019 con ACEA, gestore dell’ATO2, una società per azioni controllata per il 51% dal comune di Roma e per il restante 49% da soci privati. Si può parlare di interlocuzione, più che di trattativa, vista la risoluta chiusura di ACEA a prendere in considerazione quasi tutte le richieste avanzate dal comune di Ladispoli. Solo nelle ultime settimane, a giochi praticamente fatti, i consiglieri di Ladispoli Attiva e degli altri gruppi di opposizione sono stati invitati a presentare proposte integrative da sottoporre ad ACEA rispetto ad una bozza di convenzione già condivisa. Come opposizione abbiamo chiesto di congelare le tariffe per almeno tre anni; realizzare in tempi celeri gli interventi per rendere potabile l’acqua in zona Monteroni e garantire, intanto, tariffe ridotte ai residenti che ricevono acqua non potabile; garantire la permanenza a Ladispoli della squadra di tecnici operativi e un canale privilegiato per il comune per le segnalazioni relative a guasti o disservizi; mantenere uno sportello fisico a disposizione dell’utenza; garantire la manutenzione e l’operatività di tutte le casette dell’acqua.
Naturalmente pressocché nessuna di queste richieste è stata accettata da ACEA. Le tariffe saranno quelle applicate da ACEA nell’ATO. Per gli interventi ai Monteroni la convenzione non riporta alcuna tempistica certa, che dipenderà, come gli altri interventi strutturali sulla rete, dalle priorità di ACEA rispetto al fabbisogno dei comuni serviti; il personale operativo potrà essere utilizzato anche per interventi in altri comuni dell’ATO; non si prevede alcuno sportello fisico per il disbrigo pratiche dell’utenza, ma solo canali da remoto (sito, call center, chat e sportello digitale) insieme alla possibilità di accedere su appuntamento ad un servizio di supporto nell’utilizzo dell’Area Clienti, previsto a Cerveteri dal prossimo ottobre; le casette dell’acqua attuali saranno ridotte a due unità.
Da queste premesse è evidente che, se la Flavia considerava noi cittadini utenti, per il nuovo gestore saremo soltanto clienti con tutto ciò che ne consegue. Un esito inaccettabile, assecondato da leggi ingiuste, al quale non ci possiamo rassegnare. Continueremo a sostenere il diritto all’acqua come diritto umano universale e fondamentale, così come la libertà dei comuni nella scelta della forma di gestione del servizio idrico più in linea con le esigenze dei cittadini e dell’ambiente. Chiediamo a tutti i colleghi in consiglio comunale di fare lo stesso e di sensibilizzare tutti i loro referenti politici che operano in sede regionale, nazionale ed europea, a rispettare la volontà popolare espressa dal 95% degli elettori al referendum abrogativo del giugno 2011.