Ladispoli, alla Melone una lezione sull’Inno di Mameli –

“Il Maestro Fulvio Creux, colonnello in pensione, direttore di banda, compositore e arrangiatore, è stato invitato dal nostro Preside, il prof. Riccardo Agresti, a tenere una lezione sulla nascita dell’Inno Nazionale italiano e sul suo significato ed ha incontrato gli studenti della “Melone” spiegando il significato dell’Inno nazionale, che ha dato voce al coraggio di un popolo e ha dato forza ai rivoluzionari di combattere per l’unificazione d’Italia e per diventare Italiani.”
Lo dichiarano in un comunicato Sara De Angelis, Melissa Giuffrida, Marianna Imperiale, Francesco Retrosi, Alessio Romano e Dario Zele, della classe1E secondaria, affermando inoltre:
“L’incontro si è tenuto presso la sala Teatro “Massimo Jaboni” della scuola “Corrado Melone” di Ladispoli ed all’evento hanno preso parte gli studenti delle classi 1B e 1E secondaria.
Ci ha incuriosito molto il titolo, un po’ bizzarro. di questo interessante incontro… “L’INNO DI MAMMELLI A SQUOLA: SVELTI, RAGAZZI, VENITE AD ASCOLTARE!”. In modo provocatorio, il Maestro Creux ha voluto spiegarci l’origine, il significato e la bellezza del nostro Inno, andando ad eliminare errori o a sfatare luoghi comuni ad esso riferiti e l’ex colonnello Creux ci ha stupito con la sua appassionata conferenza.
Il nostro ospite ci ha parlato in modo molto chiaro e anche divertente, catturando la nostra attenzione e allo stesso tempo evidenziando la sua preparazione; ci fatto ascoltare diversi inni nazionali (tra i quali quello americano, quello inglese, quello francese, quello austriaco e quello tedesco) che sono importanti perché racchiudono la storia di un Popolo e di una Nazione, ma che non sono “originali” come lo è il nostro. Infatti il musicista, dopo averci fatto ascoltare i vari inni nazionali, comparandoli tra loro, ci ha meravigliato facendoci ascoltare poi le musiche originali adattate ad inno nazionale.
Il nostro inno, chiamato anche ‘Canto degli Italiani’, è stato scritto da Goffredo Mameli nel 1847, mentre la musica è stata composta da Michele Novaro. Mameli era un giovane studente ed un poeta che aderì agli ideali mazziniani e che seguì Garibaldi a Roma dove combattendo riportò una ferita e morì, poco dopo, nel 1849. Inizialmente, la melodia di Novaro non fu particolarmente apprezzata da Giuseppe Mazzini perché la considerava poco marziale e poco solenne. Fu con Giuseppe Verdi che riacquistò importanza.
Il testo dell’inno è stato scritto nell’800 con il linguaggio e lo stile della musica lirica; descrive i momenti fondamentali della storia d’Italia, con riferimenti alla mitologia e alla cultura classica.
Quando l’inno fu scritto, l’Italia non esisteva ancora: era solo una lontana speranza. Il testo dell’Inno era un’incitazione ad essere fratelli, figli di una stessa madre: l’Italia. È pieno di sentimenti liberali, repubblicani, è pieno di passione e sofferenza. Composto con la stessa cura ed amore con cui un sarto crea un vestito su misura, l’inno indica la bellezza di ciò che celebra. Inoltre, secondo quanto spiegato dal Maestro Creux, è uno dei pochi che ha un significato legato alla storia della Nazione; parla del popolo e non del sovrano. Confrontato con l’inno americano, il nostro risulta più poetico e coinvolgente perché è stato scritto da un poeta, a differenza di quello statunitense scritto da un avvocato, Francis Scott Key. Una curiosità: l’inno tedesco si basa su quello imperiale austriaco.
Il Maestro Creux ci ha illustrato l’originalità del “Canto degli Italiani” e ha spiegato che pochissimi inni sono stati composti da autori originari del Paese di cui l’inno è simbolo.
Dal 1946 l’inno di Mameli è l’inno della Repubblica Italiana.
All’inizio si odono squilli di tromba che servono ad attirare l’attenzione degli astanti su ciò che sta succedendo. Tutta la musica che accompagna il canto trasmette sensazioni diverse quali la paura, l’incertezza, il desiderio di libertà, la presa di coscienza che si trasforma poi nella convinzione finale che l’Italia sarebbe stata liberata dall’oppressione dello straniero, per dare vita ad un unico Stato, con un’unica Bandiera.
L’ex Colonnello ha affermato che il tenore Andrea Bocelli, quando intona l’inno e sostituisce l’espressione “a coorte” con “ a corte”, commette un errore, così come lo commette quando omette il “Sì!” finale che rappresenta la voglia di riscatto e il desiderio di libertà dall’invasore. Quel “Sì!” significa la risposta determinata alla chiamata della Patria.
Se c’è un inno nazionale in grado di arrivare alle corde emotive di un ascoltatore qualunque, questo è il “Canto degli Italiani”.
È stato davvero bello e interessante questo incontro e tanto coinvolgente terminare la conferenza, alzandosi in piedi e intonando l’inno con la mano sul cuore, diretti dal Maestro Creux che, con i suoi gesti, ci ha guidato per aiutarci a ricreare, nel canto, tutte le sfumature presenti nelle parole e nella musica del “Canto degli Italiani”.
Grazie al Maestro Creux, grazie al nostro Preside e grazie ai nostri insegnanti per questa opportunità!”