Intervista a Claudio Nardocci: «Raccontare i territori è un atto d’amore. Il turismo di oggi chiede emozioni, autenticità e una rete che unisca Roma e i suoi borghi»
Il “Confine di Roma” arriva a Ladispoli: le Pro Loco come custodi dell’identità del Lazio –

di Marco Di Marzio
“Il Confine di Roma”, il progetto ideato e curato da Federico Ascani per raccontare le trasformazioni della Capitale e dei comuni che la circondano, ha fatto tappa a Ladispoli per una delle sue giornate più simboliche: quella dedicata al ruolo delle Pro Loco nella costruzione dell’identità culturale del Lazio.
Dopo aver attraversato quartieri, borghi e periferie della Città Metropolitana, la troupe è approdata nella sede regionale delle Pro Loco per incontrare Claudio Nardocci, presidente delle Pro Loco del Lazio ed ex presidente nazionale dell’UNPLI.
Le pareti della sede regionale parlano da sole: fotografie di feste di paese, manifesti di sagre storiche, ricette della tradizione e volti che raccontano comunità. È qui che Nardocci ci accoglie, con il tono di chi vive da decenni il mondo del volontariato culturale.
«Il nostro lavoro nasce dal basso: diamo voce ai luoghi e alle comunità»
«Il nostro impegno — esordisce Nardocci — nasce dal basso, per dare voce ai luoghi, alle persone e alle comunità che rendono grande il Lazio, anche fuori dal centro di Roma».
L’UNPLI Lazio conta oggi 347 Pro Loco iscritte all’albo regionale, di cui 320 aderenti all’Unione, una presenza capillare che va dai micro-borghi montani ai grandi comuni dell’area metropolitana.
Le differenze tra le realtà più piccole e quelle urbane sono marcate, ma la missione è comune: preservare, raccontare e innovare. «Oggi le Pro Loco non sono più solo organizzatrici di sagre: sono veri laboratori culturali, capaci di unire tradizione e strumenti moderni».
Dal patrimonio immateriale al marketing territoriale
Negli ultimi vent’anni, il modo di fare promozione locale è cambiato radicalmente.
«Le tradizioni non si sono perse — spiega Nardocci — si sono trasformate in strumenti di narrazione. Prendiamo il patrimonio immateriale: oggi serve per creare emozioni, suggestioni, storie che colpiscano al cuore e alla testa del visitatore».
Il turismo esperienziale, osserva il presidente, sta ridisegnando il modo di vivere i territori: «Le persone cercano identità, autenticità, qualcosa che li faccia tornare a casa con un pezzo dell’anima del luogo che hanno visitato».
Un approccio che Nardocci ha portato anche in Europa, nel suo ruolo di vicepresidente mondiale dell’OITZ, promuovendo modelli di turismo accessibile e inclusivo.
Roma e il suo interland: un’alleanza possibile
L’intervista entra poi nel cuore del progetto “Il Confine di Roma”.
Roma e i comuni che la circondano formano un ecosistema complesso: milioni di persone che ogni giorno attraversano confini amministrativi invisibili. In questo intreccio, il ruolo delle Pro Loco dell’interland diventa decisivo.
«Esiste un interscambio continuo — spiega Nardocci —. I romani vengono nei nostri borghi per sagre, feste, visite culturali. E le nostre realtà, quando si muovono nel mondo, vengono percepite come “romane”. Il Lazio è un’unica storia, fatta di mille identità».
Da qui nasce la proposta, già inserita nella nuova legge regionale sul turismo, di incentivare i cittadini romani a scoprire il Lazio:
«Due milioni e mezzo di persone potrebbero vivere esperienze autentiche vicino casa, risparmiando e sostenendo le economie locali».
Nord del Lazio protagonista: «Non concorrenza, ma alleanza»
Tra i territori più promettenti, Nardocci cita con decisione il litorale nord: Fiumicino, Ladispoli, Civitavecchia, Tarquinia.
«Sono realtà straordinarie — dice — e il loro futuro sta nella capacità di fare rete. Non concorrenza, ma alleanza. Un sistema di mete, un racconto comune».
E se la costa meridionale del Lazio — da Terracina a Sperlonga — non è da meno, l’idea di una piattaforma unitaria del turismo costiero regionale resta una visione condivisa.
Lo spopolamento dei borghi e il ruolo delle Pro Loco
Il tema dello spopolamento — che riguarda sia i piccoli borghi sia i quartieri storici di Roma — è una delle sfide più urgenti del prossimo decennio.
«Nei paesi — ricorda il presidente — il centro storico è spesso il luogo più bello, ma anche il più scomodo. Le Pro Loco possono riportare vita nei centri antichi attraverso iniziative culturali, artigianato, visite guidate gratuite, promuovendo anche la nascita di nuove professioni come le guide locali».
L’obiettivo è chiaro: far crescere così tanto il flusso turistico da rendere sostenibile la presenza di figure professionali oggi inesistenti in molti comuni.
Roma, il turismo e la sfida della sostenibilità
Quando si parla di Roma, il quadro diventa più complesso.
La Capitale — sottolinea Nardocci — non ha ancora una rete strutturata di Pro Loco cittadine, come accade a Torino, dove una Pro Loco svolge persino la funzione di ufficio informazioni operativo 24 ore su 24.
«Roma ha flussi turistici enormi, spesso ingestibili. Serve una programmazione che distribuisca i visitatori su territori più ampi, anche su aree archeologiche e culturali meno note. Le Pro Loco potrebbero supportare questo processo, ma serve una strategia coordinata».
Un messaggio che parte da Ladispoli
La tappa ladispolana di “Il Confine di Roma” lascia un messaggio limpido:
raccontare i territori non è solo un dovere civico, ma un atto d’amore verso ciò che ci rende unici.
Le Pro Loco del Lazio, con il loro esercito di volontari e una storia che affonda le radici nel 1962, continuano a essere un presidio culturale fondamentale.
E se le sfide del futuro — spopolamento, turismi globali, identità in trasformazione — sono complesse, il racconto parte sempre da qui: dalle comunità che resistono, innovano e costruiscono un Lazio più consapevole di ciò che è.









