Male alluminio e batterie più attenzione alla plastica
I numeri dell’Italia che fa la “differenziata” – Secondo l’Istat, riferito all’anno 2017, la percentuale di raccolta differenziata rispetto al totale dei rifiuti urbani raggiunge appena il 55,5%, più 3% rispetto al 2016, anche se la normativa, riportata nel Testo Unico Ambientale, imporrebbe il raggiungimento del 65% della quota di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani prodotti. Eppure, si parla di raccolta differenziata da ameno quattro decenni.
Tutto dipende dal prodotto, infatti nel 2018 la plastica è differenziata e quindi riciclata dall’87,1% delle famiglie, il vetro dall’85,9%, la carta dall’86,6%. Percentuali raddoppiate rispetto a quelle rilevate negli anni ’90. L’alluminio e le batterie usate invece, si fermano a percentuali di differenziata molto più basse.
Due appunti sono necessari da fare. Il primo riguardante il fatto della disparità geografica assai rilevante. Il secondo, invece, è opportuno dire che il dato della differenziata non può essere letto da solo, ma va correlato con quello sulla produzione di rifiuti in generale, e quindi con il tema dello spreco.
I dati Istat possono essere riferiti solo allo smaltimento di rifiuti che possiamo contare perché registrati legalmente nel sistema. Pur mostrando il più alto livello di rifiuti urbani prodotti, il Nord-est raggiunge la percentuale maggiore di raccolta differenziata, pari al 68,3%. A nord ovest la raccolta differenziata copre il 64% dei rifiuti urbani, nelle aree del centro il 51%, al sud il 47% e nelle isole il 31%, la metà di quanto imposto dalla normativa, anche se questo negativo risultato è da imputarsi alla Sicilia (21% di differenziata), rispetto alla Sardegna che raggiunge il 63%.
A differenziare di più sono le province e non le città. Al crescere del numero dei residenti infatti si hanno quote più alte di rifiuti urbani per abitante e percentuali più basse di raccolta differenziata. I piccoli comuni, fino a 10 mila abitanti, producono 443,5 kg di rifiuti urbani per abitante, e si differenzia il 61,6% dei rifiuti urbani. Nei comuni di media dimensione (da 10.001 a 50.000 abitanti) i due indicatori sono pari rispettivamente a 490,1 kg per abitante e 58,8%. Nei comuni con oltre 50 mila abitanti i rifiuti urbani raggiungono 532,8 kg per abitante mentre la raccolta differenziata si attesta al 51%. Infine, nelle grandi aree metropolitane – Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo, Catania e Cagliari – si sfiora nel complesso il 40% di rifiuti riciclati.
Due famiglie su tre godono del servizio di raccolta dei rifiuti organici porta a porta e un quarto di esse si dice soddisfatta del servizio, una su tre al nord. Nei centri di piccole dimensioni i livelli di soddisfazione sono più alti.
Tuttavia, anche se la fanno, molte famiglie non sono davvero persuase dell’utilità della raccolta differenziata. Dal sondaggio Istat emerge una famiglia su tre è scettica, addirittura il 45% al sud. La differenza la fanno comunque le amministrazioni comunali. Un’analisi condotta su 109 comuni capoluogo italiani restituisce il classico gradiente Nord – Centro – Sud. Sono 36 le città che attuano almeno 16 su 24 politiche in ambito rifiuti urbani, con una maggiore concentrazione al Nord, mentre dei 37 comuni che applicano da 3 a 11 politiche per la gestione dei rifiuti, due terzi sono nel Mezzogiorno. Per esempio, la distribuzione di contenitori o sacchetti per la raccolta differenziata viene effettuata nel 70% dei casi, soprattutto al Nord e al Centro, mentre il 50% dei capoluoghi ha attivato isole ecologiche mobili. Si osserva inoltre che fra sagre del nord e sagre del sud c’è una grossa differenza: di 35 capoluoghi su 109 che prevedono la promozione dell’uso di stoviglie biodegradabili o lavabili in sagre e/o manifestazioni temporanee, quasi tutti si trovano al centro-nord.
In conclusione, su 109 comuni esaminati, solo 10 e tutti al nord (Novara, Brescia, Bolzano, Trento, Vicenza, Belluno, Venezia, Reggio Emilia, Ferrara, Rimini), hanno acquistato contenitori stradali dotati di sistemi di identificazione e 24 applicano codici o microchip identificativi sui singoli sacchi o contenitori.