Suo nonno mise a disposizione il suo palazzo a Carpegna per salvare i più grandi capolavori dell’arte italiana dalle devastazioni della Seconda Guerra Mondiale
di Giovanni Zucconi
Come spero tutti sapete, si è appena conclusa, a Ladispoli, la prima “Biennale Internazionale d’Arte della Riviera Romana”. Una manifestazione coraggiosa e imponente, che ha visto la partecipazione di circa 500 artisti provenienti da una ventina di nazioni del mondo.
Ne parliamo adesso perché, più della Biennale, ampiamente raccontata nei giorni precedenti, vogliamo parlare di un artista che ha esposto una sua installazione in una delle sedi in cui si articolava la manifestazione internazionale.
Si tratta del Maestro Giovanni di Carpegna Falconieri. Un artista eclettico e sperimentatore. Pittore, scultore, fotografo, illustratore e incisore. Un artista che Vittorio Sgarbi ha definito: “…l’ultimo esponente della scuola romana”. Ha esposto una sua installazione nel sito archeologico della Grottaccia. Proprio nel criptoportico della villa romana che si trova in via Rapallo a Ladispoli.
Oltre ad essere un artista straordinario, è anche un personaggio straordinario. Di quelli che ti incantano con la propria arte, ma anche con la propria storia. Di quelli che non ti stancheresti mai di starli ad ascoltare. E Giovanni di Carpegna Falconieri, ne ha veramente molte di storie da raccontare. Tanto per cominciare è il Conte Giovanni di Carpegna Falconieri. Un discendente di una casata che era consanguinea con i Duchi di Montefeltro, e che aveva vasti possedimenti in Umbria, nelle Marche, a Roma e nella Romagna. Se andate su Internet è cercate il video dove il Maestro viene intervistato nel suo atelier, vi farete un’idea dei palazzi in cui risiede.
Ma non è mia intenzione sottolineare la sua nobiltà. Vi ho accennato al suo essere un conte perché, tra le tante storie che ci può raccontare, ce ne è una che ci sta particolarmente a cuore. Avete mai sentito parlare di Pasquale Rotondi? Fu un critico d’arte che, nel 1939, fu incaricato di individuare, trasportare e custodire in luoghi sicuri le più significative opere d’arte italiane, per proteggerle dai rischi della Seconda guerra Mondiale, che ormai era imminente. Fu un’operazione segretissima e fondamentale per la conservazione dei nostri capolavori.
Cosa c’entra Giovanni di Carpegna Falconieri in tutto questo? Ce lo ha raccontato, al fresco del criptoportico, in attesa dei visitatori, proprio il Maestro.
Ci ha raccontato che suo nonno, il principe Ulderico di Carpegna Falconieri, mise a disposizione di Pasquale Rotondi il suo palazzo di Carpegna. Dove furono custodite numerosissime opere di straordinaria importanza. Solo per citarne qualcuna, i capolavori di Caravaggio di San Luigi dei Francesi e di Santa Maria del Popolo. Oltre al tesoro di San Marco e ai capolavori della Galleria Borghese.
Oltre a questi capolavori assoluti, e questo ci ha colpito particolarmente, furono trasportati a Carpegna anche le opere più importanti del Museo Etrusco di Tarquinia. Il Museo di Cerveteri si erano ancora dimenticati di istituirlo.
Una storia affascinante, che testimonia anche la grandezza morale e il senso civico della sua famiglia. Grandezza pari a quella artistica di Giovanni di Carpegna Falconieri.
Il tempo per raccontare tutta questa interessante storia in tutti i particolari, purtroppo, non c’è stato. Ma il Maestro ci ha promesso che ci rivedremo presto, e ci racconterà notizie e aneddoti inediti riguardo quella straordinaria operazione di Pasquale Rotondi. Ne riparleremo quindi appena possibile. E approfondiremo il Giovanni di Carpegna Falconieri come artista.