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Da Ladispoli alla NASA: l’orbita stellare di Daniele Marino

Intervista esclusiva a Daniele Marino, l’ingegnere aerospaziale ladispolano volato a Houston per inseguire un sogno

Diplomato al Liceo scientifico Sandro Pertini nel 2017, Daniele Marino ha poi spiccato il volo. Dopo essersi laureato alla Sapienza in ingegneria aerospaziale, Daniele ha vinto un bando di concorso che gli ha permesso di fare le valigie e volare negli States. Arrivato in Texas con un bagaglio di sogni, Daniele ha mostrato il proprio talento. Dopo una parentesi da professore a poco più di vent’anni, oggi lavora come ricercatore per il CAME, un dipartimento finanziato direttamente dalla NASA.

Puoi raccontarci in modo semplice di cosa ti stai occupando attualmente?

“Certamente. Sto lavorando a dei sistemi di intelligenza artificiale destinati a tentare di risolvere i problemi legati al cambiamento climatico. Usiamo i satelliti NASA per monitorare i cambiamenti a livello climatologico. E’ un progetto di ricerca che dura un anno, ma sono stato contattato dalla direttrice del dipartimento, chissà cosa succederà”.

Da Ladispoli alla NASA: l’orbita stellare di Daniele Marino

Com’è stato il passaggio da Ladispoli agli Stati Uniti?

“Inizialmente volevo provare un’esperienza diversa e ho deciso di cogliere la possibilità che la Sapienza mi aveva offerto. Ora mi trovo bene, qui ho opportunità che in Italia farei fatica a trovare. Sto perseguendo la laurea magistrale qui al campus, però non voglio fare ragionamenti troppo a lungo termine anche se ho ricevuto già diverse offerte. E’ ovvio che mi manchino i miei affetti e la mia famiglia, ma mi trovo bene. A livello didattico il carico è meno impegnativo, l’unica grande difficoltà è dovuta al fatto che qui si passano tantissime ore in laboratorio, bisogna fare report settimanali e tutto questo richiede molte ore”.

Stai vivendo una realtà da sogno e molto diversa dalla nostra

“Decisamente sì, in Italia sei sono nel tuo percorso, qui c’è un senso di comunità diverso. Devo anche dire che la mia rientra tra le prime cento università per prestigio, solo il mio dipartimento spende 5.6 milioni di dollari in ricerca. Il laboratorio nel quale lavoro è più fornito del più ricco dei laboratori Sapienza, inoltre qui ho potuto subito essere un ingegnere e non solo uno studente. Faccio parte di alcuni club, insomma come se vivessi in una serie tv”.

Hai 24 anni, ma hai già potuto insegnare in un corso universitario, avevi praticamente la stessa età degli studenti

“Devo dire che è stata un’esperienza estremamente formativa, gli studenti inizialmente erano basiti, poi abbiamo instaurato un bel rapporto. A volte anche i dipendenti del campus faticavano ad identificarmi come professore, è stato divertente”.

Da Ladispoli alla NASA: l’orbita stellare di Daniele Marino

C’è un settore nel quale ti piacerebbe specializzarti?

“Sono appassionato di fluido meccanica, tentando di spiegarlo in parole comprensibili, potrei dire che questa branca si occupa dello studio dei liquidi. A livello fisico ed ingegneristico ci sono ancora molte cose da indagare da questo punto di vista e credo che il mio percorso di dottorato andrà in questa direzione. Noi studiamo il flusso per tentare di ottener il massimo risultato in termini di spinta. Per di più anche il mio advisor si occupa di questo, è un settore che interessa tanti studiosi”.

Perché hai deciso di esporti e raccontare la tua storia?

“Ero molto titubante in realtà, eppure quest’estate quando sono tornato ho notato tanta curiosità. Penso che sia importante dire che è possibile realizzare i propri sogni. Io ho sempre desiderato diventare qualcuno, non una celebrità, bensì lasciare un segno e raggiungere qualcosa di importante. Bisogna essere disposti a compiere dei sacrifici, lottare e studiare, ma tutto è possibile”.

Giorgio Ripani

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