Il presidente nazionale Capacchione: “fiduciosi sull’esito del giudizio. Sentenza è un’offesa al diritto italiano prima ancora che ai balneari”
Proroga concessioni demaniali: il presidente del S.I.B. Tarquinia Marzia Marzoli annuncia il ricorso in cassazione contro la sentenza del Consiglio di Stato –
“Era stato annunciato più volte, il ricorso alla corte di cassazione contro la sentenza-legge n. 18/2021, contro la decisine dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato che ha indicato la scadenza delle concessioni balneari al 2023”. Ad annunciarlo il presidente del S.I.B. Tarquinia, Marzia Marzoli.

” Il ricorso – ha spiegato – è stato redatto da un pool giuridico del S.I.B. Nazionale, dal Presidente Antonio Capacchione, l’avvocato Stefania Frandi, capitanato dai professori Maria Alessandra Sandulli e Romano Vaccarella, esponenti fra i più rinomati e stimati del mondo giuridico italiano ed europeo», contro il comune di Lecce e per conto dei concessionari demaniali coinvolti nella sentenza n.18 del Consiglio di Stato”.
Capacchione ha dichiarato che «La fondatezza del ricorso ci rende fiduciosi sull’esito del giudizio. Come abbiamo detto nell’immediatezza della sentenza, quella brutta pagina della giurisprudenza italiana sarà annullata, cassata e spazzata via perché profondamente sbagliata e ingiusta. Un’offesa al diritto italiano prima ancora che ai balneari».
«Nelle more del giudizio in Cassazione, che durerà diversi mesi, la presentazione del nostro ricorso ha già prodotto un effetto concreto assai importante: impedisce il passaggio in giudicato della sentenza dell’adunanza plenaria», sottolinea Capacchione.
«Per cui i Comuni, i giudici, il governo e il parlamento nelle loro determinazioni non sono vincolati a questa sentenza. Questo effetto del ricorso da noi voluto e finanziato è a vantaggio non solo degli associati Sib, ma di tutti i balneari italiani a qualsiasi associazione essi appartengano. Così come lo è stata la nostra grande manifestazione del 10 marzo che ha pesato e pesa, nell’interesse e a vantaggio di tutti i balneari, nell’interlocuzione con la politica.
Il ricorso è proposto ai sensi dell’art. 111 comma 8, Cost. che dispone che “Contro le decisioni del Consiglio di Stato e della Corte dei conti il ricorso in Cassazione è ammesso per i soli motivi inerenti alla giurisdizione”.
La giurisdizione è l’attività volta ad applicare le norme, generali e astratte, al caso concreto cioè la verifica del potere del giudice di decidere la questione a lui sottoposta.
Il ricorso è quindi posto contro la decisione del CdS di non ammettere il SIB alla causa, l’introduzione, anomala da parte del CdS, di una nuova disciplina legislativa in materia e per un altro profilo più tecnico laddove ha esteso la validità della sua decisione a tutti gli atti amministrativi di proroga, l’aver stabilito che l’intero patrimonio costiero è oggetto di interesse transfrontaliero e che sussisterebbe, sempre e comunque, anche il requisito della scarsità della risorsa naturale, in ultimo l’invasione dei poteri della Corte cost e della Corte di giustizia.
Il ricorso chiede di sollevare la questione alla Corte cost. e/o alla Corte di giustizia.
“Con questo ricorso inizia, purtroppo, la lunga stagione dei ricorsi che i concessionari demaniali saranno costretti a sottoscrivere, per difendere le proprie aziende balneari, dall’ipotesi di un esproprio, stabilito dalla sentenza del Cds, che chiede l’annullamento della L. n.145/2018, nonostante le estensioni dei titoli concessori al 2033 già espletate da gran parte dei comuni costieri d’Italia, Tarquinia compresa”, ha concluso Marzoli.