Caso Nica, dieci mesi e venti giorni per Risi. E’ quanto stabilito dal gup nel processo per la morte di Daniele Nica, il 16enne di Ladispoli rimasto ucciso nel luglio 2016 mentre si trovava sul bordo della statale Aurelia da un’auto in transito. Il giovane, secondo quanto era emerso, era tornato all’auto, in sosta lungo la statale, per cercare, probabilmente il suo cellulare, quando è stato investito da un’auto in transito.
Ieri il gup ha condannato a dieci mesi e venti giorni Stefano Risi, contro la richiesta del Pm che era di 8 mesi. E’ stata inoltre disposta la revoca della patente di guida e il pagamento delle spese processuali e il risarcimento delle parti civili. Rinviato a giudizio, invece, il ladispolano Adam Galluccio.
Sul processo legato alla morte di Daniele Nica e sulla sentenza interviene l’avvocato Gnazi:
”Uno dei responsabili è stato condannato e per l’altro imputato si farà il processo. Sulla entità della pena, posso dire che era stata chiesta l’assoluzione e che il Giudice ha applicato una pena maggiore di quella richiesta dal Pubblico Ministero. Freddamente, dunque, si può affermare che giustizia è fatta. Ai genitori che mi chiedono se questa è Giustizia, non so rispondere ”
Una sentenza che non appaga il dolore e il vuoto lasciato nel cuore e nella vita quotidiana da quel tragico incidente che nel luglio 2016 spazzò via la vita di Daniele Nica.
A parlare e commentare la sentenza di primo grado è il papà di Daniele, Marco Nica. “Per la giustizia la tua vita e la nostra non vale niente – scrive – Chi ti ha strappato la vita perché si è distratto, secondo il gup, deve scontare 10 mesi e 20 giorni di carcere e dato che la legge prevede anche di sospendere la pena … ha aggiunto la sospensiva. Così, dopo 2 anni e mezzo di speranze, risposte nella giustizia, per dare un minimo di dignità al valore delle vittime della strada …”. Per papà Marco, dopo la sentenza di ieri, c’è solo una certezza, che “le nostre vite non valgono niente.
La giustizia non ci tutela…. Forse – conclude – i tempi di occhio per occhio non erano sbagliati”.